mercoledì 18 novembre 2009

IM-IMPRESAMIA-FIERE - Ice: mercato cinese presentato a Pmi romane


Incontro all’Ice per presentare agli imprenditori lo Shanghai World Expo 2010
Lo Shanghai World Expo 2010 verterà intorno al tema “Better City, Better Life”, articolato in cinque sottotemi dedicati al miglioramento della vita nelle grandi città, e coinvolgerà numerosi ed importanti settori nei quali l’Italia è all’avanguardia quali la protezione ambientale, l'architettura e il design eco-compatibili, le nuove fonti di energia, l'arredo e la pianificazione urbana: l'Italia sarà presente con 11 Regioni e 3 città durante i sei mesi dell’evento (1 maggio - 31 ottobre 2010).Sono intervenuti all’incontro organizzato presso la sede di Roma dell'Ice oltre 60 rappresentanti del mondo imprenditoriale capitolino che hanno potuto assistere alla presentazione, da parte del direttore dell’Ufficio Ice di Shanghai Maurizio Forte, dell’attuale stato di avanzamento dell’Expo, dei rapporti economico-commerciali Italia-Cina e dei servizi che l’Istituto può offrire in Cina alle aziende del nostro Paese. All’incontro hanno partecipato il presidente dell’Ice, Umberto Vattani, e il delegato del Sindaco di Roma per l’Expo Shanghai 2010, Francesco Maria Orsi, che hanno presentato alle Associazioni di Categoria ed agli imprenditori romani le opportunità di mercato che il grande evento di Shanghai offre al Sistema Italia. Nel suo intervento il presidente Vattani, ha sottolineato che “l’Ice è da tempo coinvolta nella preparazione di questo evento così importante per il Made in Italy e per le imprese italiane. Grazie anche all’attività svolta dall’Ufficio Ice di Shanghai e dallo speciale Desk attivo sin dal 2007 per favorire la partecipazione delle nostre aziende alle gare internazionali bandite dagli organizzatori dell’Expo - ha sottolineato - l’Italia è già presente in diverse realizzazioni. Il lavoro prosegue ora e si intensificherà nelle prossime settimane in stretto raccordo con il Ministero dello Sviluppo economico sotto la guida del ministro Claudio Scajola, e in piena collaborazione con il Commissario di Governo, le Confederazioni di imprenditori, le Regioni e il Comune di Roma”.L’Italia sarà presente con un grande Padiglione costruito su un’area di 6.000 mq, massima superficie disponibile che soltanto altri 11 Paesi hanno ottenuto. Si tratta di un appuntamento carico di aspettative per l’Italia, che raccoglierà direttamente dalla Cina il testimone di Paese organizzatore dell’edizione successiva, l’Expo Milano 2015.Nei primi sei mesi del 2009, l’export italiano in Cina ha raggiunto la cifra di 5,26 miliardi di dollari, in diminuzione del 9,81% rispetto allo stesso periodo del 2008, a fronte di una riduzione del 25,15% delle importazioni totali delle Cina dal mondo. Nel primo semestre 2009 i macchinari e i macchinari elettrici si confermano le principali voci delle esportazioni italiane in Cina.Le esportazioni cinesi verso l’Italia sono ammontate a 9,5 miliardi di dollari, segnando un -23,8% rispetto allo stesso periodo del 2008, mentre la diminuzione dell’export cinese verso il resto del mondo è stata del 21,69%. Il saldo commerciale, pari a 4,24 miliardi di dollari, rimane comunque positivo per la Cina.

IM-IMPRESAMIA-IMPRESE - Archivi: online 150 anni di storia e cultura


Gli archivi delle imprese che hanno aderito compongono un quadro d'insieme della cultura d'impresa
Sarà presentato a Bologna, venerdì 20 novembre, nell'ambito della II Conferenza Nazionale degli Archivi, il prototipo del Portale degli Archivi d'impresa, il primo prodotto online a carattere nazionale promosso dalla Direzione Generale per gli Archivi del Ministero per i Beni e le attività culturali: il portale si propone di raccontare 150 anni di storia delle imprese e della cultura d'impresa, di realtà grandi e piccole, di sviluppo tecnologico, di lavoro e creatività. In una parola, di progresso economico, civile e sociale del nostro Paese. Innovativa la concezione alla base della raccolta e della sistematizzazione del materiale proveniente dagli Archivi delle imprese aderenti che la Direzione Generale per gli Archivi, attraverso questo progetto, ha voluto riorganizzare in modo interattivo, fornendo agli utenti, non necessariamente specialisti, percorsi tematici specifici, quadri storici, interviste e filmati, per offrire un osservatorio sul passato e uno strumento per lo sviluppo di nuove idee sul mondo e sul futuro dell'impresa.Gli archivi delle imprese che hanno aderito alla Rete compongono nel Portale un quadro d'insieme basato su una cronologia e periodizzazione storica affidata al gruppo degli storici dell'Università Bocconi che fa capo al professor Franco Amatori, e al professor Stefano Musso, dell'Università degli studi di Torino. Grazie all'iniziativa del Portale degli Archivi d'impresa, il cui prototipo viene presentato per la prima volta a Bologna, la storia delle imprese diventerà patrimonio aperto e collettivo, fruibile in multilingua, italiano ed inglese, dall'Italia e dall'estero. "Abbiamo ritenuto importante inserire questo workshop nel programma confederale della VIII Settimana della cultura d'impresa - ha affermato Alessandro Laterza, presidente della Commissione Cultura di Confindustria - per sottolineare le potenzialità della valorizzazione divulgativa degli archivi di impresa e per dare visibilità di sistema a una felice e fruttuosa collaborazione tra Commissione Cultura, Museimpresa, Direzione Generale per gli Archivi. Una collaborazione già operativa che formalizzeremo con un protocollo d'intesa".La parte multimediale, che vuole suscitare la curiosità soprattutto di giovani e studenti, sarà arricchita dalla raccolta di 150 biografie di imprenditori ed esponenti del mondo del lavoro, nel periodo compreso tra il 1861 e il 2011, anno in cui cade il 1500 anniversario della nascita dello Stato unitario.

IM-IMPRESAMIA-MADE IN ITALY - Export: serve tutela per sostenere le Pmi


IV Forum delle Camere di commercio miste ed estere in Italia
Un valido supporto per la lotta alla contraffazione e per tutelare i marchi e i brevetti delle nostre Pmi che, in misura sempre maggiore, varcano i confini nazionali alla ricerca di nuovi sbocchi di mercato: le Camere di commercio miste si candidano a collaborare con il Ministero dello Sviluppo economico e le altre istituzioni impegnate sul campo per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale che nei prodotti di elevata qualità assume una sempre maggiore importanza. E’ questo il messaggio del IV° Forum delle Camere di commercio miste ed estere in Italia.La contraffazione, la pirateria e più in generale le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale rappresentano fenomeni in continuo aumento e di portata internazionale. Tali fenomeni inficiano, prevalentemente, i prodotti di alta qualità, ad elevato valore aggiunto di ricerca, innovazione e creatività, che spesso contraddistinguono le produzioni e l’attività delle piccole e medie imprese italiane ed europee. Molto spesso le piccole e medie imprese non sono dotate delle competenze per riconoscere, verificare, proteggere, monitorare e difendere la propria conoscenza, il proprio know how, il frutto delle proprie attività di ricerca, in una parola i propri diritti di proprietà intellettuale. Il problema viene acuito nel momento in cui le stesse piccole e medie imprese, a cui il mercato italiano ed europeo va ormai stretto a causa della riduzione dei margini di profitto e dell’elevato numero di competitor, varcano i confini nazionali ed europei per commercializzare i propri prodotti nei paesi extraeuropei. In questi paesi le Pmi in alcuni casi non riescono ad ottenere le registrazioni dei propri diritti di proprietà intellettuale, in altri casi, pur ottenendoli, non riescono a contrastare efficacemente le azioni di contraffazione a causa della debolezza intrinseca di tali diritti. “Stupendo tanti osservatori internazionali, le nostre imprese sono state in grado di fronteggiare la crisi che ha investito anche l’Italia meglio di quanto abbiano fatto altri Paesi europei. Questo, come confermato dagli indici economici internazionali, è avvenuto anche sui mercati esteri, nei quali la presenza del nostro Made in Italy è rimasta forte e compatta”. E’ quanto ha dichiarato il viceministro dello Sviluppo economico, con delega al Commercio estero, Adolfo Urso, aprendo i lavori del Forum delle Camere di commercio miste ed estere in Italia. “Per consentire al nostro sistema produttivo di mantenere e accrescere la propria competitività - ha poi affermato - il Ministero dello Sviluppo economico, sulla base delle deleghe che il Parlamento ha conferito al Governo, sta lavorando a una riforma del sistema degli enti per l’internazionalizzazione. Nostro obiettivo è affidare un ruolo centrale all’intero sistema camerale, che può svolgere un’utile funzione di raccordo e rappresentanza delle imprese territoriali interessate ai processi di internazionalizzazione produttiva e commerciale e contribuire alla crescita degli investimenti esteri in Italia. Nei prossimi anni - ha concluso Urso - i processi di internazionalizzazione riguarderanno in modo specifico i mercati dei Paesi emergenti (America Latina, Asia e Oceania) che offriranno le maggiori opportunità di crescita e di sviluppo per il nostro sistema imprenditoriale”.“I nostri dati più recenti dicono che il 41% delle piccole imprese e il 46% di quelle medie stanno reagendo alle difficoltà proponendo prodotti innovativi, rafforzando il proprio marchio, fidelizzando i clienti - ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello (nella foto) - e le Pmi che prevedono un aumento degli ordinativi esteri nel secondo semestre del 2009 tornano a essere superiori a quelle che vedono nero. Questo è il momento - ha aggiunto - di offrire loro un ulteriore supporto, potenziando ulteriormente il raccordo tra istituzioni. Un esempio proficuo è il nuovo Accordo di programma con il Ministero dello Sviluppo economico che investe Camere e Governo su azioni specifiche: dalle missioni di accompagnamento all’estero, ad iniziative su aree specifiche come il Mediterraneo, dal follow-up alle missioni governative, fino allo sviluppo dell’incoming, cioè - ha concluso Dardanello - accogliendo qui in Italia le delegazioni di imprese straniere, sfruttando le meraviglie che offre la nostra terra”. “Nel corso degli anni - ha evidenziato il presidente della Sezione delle Camere di commercio miste ed estere in Italia, Pietro Baccarini - il Made in Italy ha sorpassato nella classifica dell'internazionalizzazione (misurata come indice di diversificazione geografica dell'export in rapporto alle vendite totali sui mercati esteri) paesi come Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, riuscendo a conquistare il secondo posto dopo la Germania. Allo stesso tempo - ha continuato - è cresciuto il peso dei paesi emergenti. Sia i beni di consumo che quelli di investimento hanno infine guadagnato terreno nell'area BRIC (Brasile, India e Cina) e in quella Mediterranea. Ma per dare supporto alle strategie di espansione internazionale, - ha sottolineato - è necessario sostenere le produzioni di qualità, essendo consapevoli che il pieno sfruttamento economico dei prodotti di qualità si realizza se tali prodotti sono adeguatamente protetti, in modo tale da mantenere inalterata la propria unicità e il proprio appeal sul mercato. La proprietà intellettuale - ha concluso Baccarini - consente di tutelare tale unicità e di preservarla rispetto a possibili fenomeni di imitazione o contraffazione”.Le Camere miste ed estere in Italia - associazioni di imprese italiane ed estere che hanno la sede principale in Italia e collegamenti con i diversi Paesi di riferimento – riconosciute dal Ministero del Commercio Internazionale ed iscritte alla Sezione dell’Albo, gestita da Unioncamere, attualmente sono 32. Queste associazioni sono impegnate nello sviluppo di relazioni economiche tra l’Italia e un ampio numero di Paesi appartenenti alla stessa area geografica. Nel complesso, le Camere miste sono in grado di offrire servizi per l’internazionalizzazione in 65 Paesi del mondo ad oltre 10mila associati, italiani ed esteri. La maggior parte di esse sono Camere bilaterali - 27 - a cui si affiancano 5 Camere regionali, dedicate a sviluppare le relazioni economiche tra il nostro paese e un ampio numero di paesi appartenenti alla stessa area geografica. Oltre 20 mila sono le imprese che si rivolgono alle camere miste per avere informazioni, servizi e per utilizzare tutto il know-how che queste possono offrire.

IM-IMPRESAMIA-CAMERA - Musei: è l'ora dell'archeologia industriale


Realizzare una rete museale dedicata alla valorizzazione del lavoro industriale
L'archeologia industriale è un metodo interdisciplinare che studia le testimonianze dei processi industriali al fine di approfondire la conoscenza della storia del passato e del presente industriale: le testimonianze attraverso cui si può giungere a questa conoscenza sono i luoghi dei processi produttivi, i mezzi e i macchinari attraverso cui questi processi si sono attuati, i prodotti , le fonti scritte e orali, i paesaggi segnati da questi processi e perciò detti paesaggi industriali.Un tema d'attualità quello dell'archeologia industriale sollevato dal deputato leghista Marco Reguzzoni (nella foto), nella seduta dello scorso 17 novembre e oportato all'attenzione dei ministri per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, e allo Sviluppo economico, Claudio Scajola per chiedere quali iniziative si intendano assumere al fine di promuovere la realizzazione di una rete museale di archeologia industriale a livello nazionale, anche individuando delle strutture, come ad esempio il Museo del tessile e della tradizione industriale di Busto Arsizio, che possano divenire dei referenti per la conservazione del patrimonio archeologico industriale italiano.Nell'interrogazione si spiega che in Italia i musei che raccolgono testimonianze storiche relative ai processi produttivi anche in settori tradizionali del genio italiano (quali ad esempio il settore tessile, nel quale l'Italia è sicuramente tra i leader mondiali), sono spesso raccolte rimesse all'intraprendenza e alla buona volontà degli Enti locali e dei privati, mentre sarebbe auspicabile che anche questo settore dei beni culturali vedesse un intervento dello Stato al fine di evitare che la dispersione ed il deterioramento dei beni ed anche al fine di stabilire d'intesa con le Regioni, titolari delle competenze in tema di valorizzazione dei beni culturali, gli opportuni strumenti per favorire lo sviluppo di tali strutture. Già esistono - sottolinea il deputato - importanti realtà come il Museo del tessile e della tradizione industriale di Busto Arsizio, in provincia di Varese che potrebbero costituire un buon punto di partenza per essere enti catalizzatori delle iniziative di recupero e conservazione di beni di archeologia industriale;in particolare il Museo del tessile e della tradizione industriale rappresenta un unicum nel panorama nazionale per dimensioni, importanza storica, valore dell'edificio ospitante, significato culturale e della tradizione per l'area in cui è inserito, anche perché l'industria tessile ha assunto recentemente il valore di vero e proprio portabandiera delle capacità nazionali, dell'estro creativo e della vena artistica e artigianale della nostra manifattura.

IM-IMPRESAMIA-UE - Sardegna: legge sul lusso è aiuto di Stato


Così la Corte di giustizia europea sull'imposta sul lusso di Soru del 2006
La legge regionale sarda che impone un'imposta sullo scalo turistico degli aeri e delle imbarcazioni da diporto di lunghezza superiore ai 14 metri nei confronti di persone con domicilio fiscale al di fuori della Sardegna, viola il diritto comunitario perché "è in contrasto con il principio della libera prestazione dei servizi e costituisce un aiuto di Stato" confermando il primato della libera concorrenza ma che non considera l'impatto ambientale del turismo su mare, coste e aria. La sentenza europea arriva in risposta alla Corte costituzionale italiana chiamata in causa da ben due ricorsi proposti dal presidente del Consiglio dei ministri contro la Regione Sardegna: con sentenza del 2008 la Corte costituzionale si è pronunciata sulle questioni di legittimità costituzionale dichiarando inammissibili o infondate le questioni di legittimità costituzionale a proposito delle competenza fra Stato e Regioni e facendo ricorso alla Corte europea perché la legge regionale nell'assoggettare a tassazione le imprese non aventi domicilio fiscale in Sardegna, crea nei fatti una discriminazione rispetto alle imprese che svolgono la stessa attività avendo domicilio fiscale in Sardegna. Inoltre, la Corte di giustizia europea ha trovato irrilevante l'obiezione della Regione secondo cui non è possibile equiparare residenti e non, in quanto i primi contribuiscono con l'imposta sui redditi a mantenere, ripristinare e tutelare l'ambiente mentre gli altri utilizzano le risorse dell'isola senza partecipare ai costi. Obiettando che la tutela dell'ambiente non può essere invocata per giustificare la disparità di trattamento degli esercenti aventi il domicilio fiscale fuori dal territorio regionale, unici debitori dell'imposta, la Corte di giustizia europea ha sottolineato che "gli aeri privati e le imbarcazioni costituiscono certamente una fonte di inquinamento, ma questo si produce indipendentemente dalla provenienza e dal domicilio fiscale". Quindi, aeri e imbarcazioni, senza distinzioni, contribuiscono allo stesso modo al degrado dell'ambiente.

IM-IMPRESAMIA-LAVORO - Natale: opportunità da cogliere al volo


Tizzano: il periodo natalizio può rappresentare una buona opportunità di inserimento
Store manager, visual merchandiser, addetti vendita, operatori di cassa ma anche gastronomi, macellai e promoters sono le professioni più ricercate per il periodo natalizio con buone opportunità di proroghe per le mansioni specializzate e le opportunità si riferiscono sia a lavoratori italiani che stranieri: le tipologie contrattuali previste sono contratto di somministrazione a tempo determinato o altre tipologie contrattuali previste dalle normative vigenti.Riprende anche quest’anno “Progetto Retail”, l’iniziativa di Gi Group Retail, divisione specializzata della più grande agenzia italiana per il lavoro, che raduna oltre 2mila offerte di lavoro specifiche per il commercio su tutto il territorio italiano per il periodo da novembre a gennaio, cui sono collegati corsi di formazione professionale. “Nonostante il clima di generale difficoltà - ha affermato Fulvio Tizzano, responsabile Gi Group Retail - anche quest’anno il trimestre a cavallo del 2010 rimane un periodo commerciale strategico su cui tutti gli operatori del settore stanno investendo. Proprio per questo motivo - ha spiegato - per chi è in cerca di prima occupazione o vorrebbe rientrare nel mondo del lavoro, il periodo natalizio può rappresentare una buona opportunità di inserimento all’interno di ipermercati, centri commerciali e catene retail che, da un lato hanno necessità di implementare l’organico per far fronte alle aperture nei week-end e ai maggiori flussi di clientela e dall’altro stanno affrontando nuove aperture. Da segnalare - ha aggiunto - che aldilà del periodo natalizio ci sono buone possibilità di proroghe e stabilizzazione in particolar modo per le professioni più specializzate, tra cui gli esperti di logistica, capireparto, addetti alla contabilità, visual merchandiser, specialisti dei banchi freschi ed esperti dei servizi di ristorazione collettiva. Inoltre - ha concluso Tizzano – le opportunità formative che mettiamo a disposizione dei candidati, oltre a prepararli al meglio alla mansione, forniscono un valore aggiunto di competenze e skill spendibili successivamente anche in altri contesti lavorativi”. Perciò tra i profili che corrisponderanno ai requisiti richiesti, verranno selezionati da Gi Group i candidati che accederanno ai corsi di formazione professionali sul territorio: nello stesso periodo del 2008 sono stati inseriti in ambito commerciale circa 5mila lavoratori di cui attualmente circa il 30% è stabilizzato in azienda mentre quest’anno tra ottobre e dicembre sono satti organizzati oltre 40 corsi di formazione propedeutici allo svolgimento delle mansioni richieste garantendo una adeguata formazione professionale a più di 800 risorse. Tra i più diffusi su tutto il territorio nazionale i corsi per addetti alle operazioni di vendita, i corsi HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Point ), quelli destinati agli addetti all’inventario e alla cassa, ma anche per addetti alla ristorazione.Tra le ricerche in corso si segnalano in particolare in Lombardia, Veneto, Piemonte, Lazio, Marche, Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna le seguenti professionalità:· 550 Addetti alle funzioni ausiliarie alla vendita GDO (food e no food)· 300 Cassiere· 270 Addetti alla ristorazione· 250 tra Scaffalisti e Inventaristi· 100 Promoter, in particolar modo per nuove aperture di centri commerciali o catene gdo e retail· 50 Store manager· 70 Vice-responsabili di punti vendita· 70 Visual merchandiser· 50 tra Cuochi e Aiuto cuochi· 160 Addetti ai banchi freschi (pescheria, gastronomia, macelleria, ortofrutta)· 40 Magazzinieri· 70 Commesse retail (abbigliamento e accessori)· 25 Capi reparto GDOGli interessati potranno inviare il proprio curriculum alla centrale di reclutamento nazionale mediante posta elettronica all’indirizzo mail: progettoretail@gigroup.it

IM-IMPRESAMIA-FIERE - Ice: mercato cinese presentato a Pmi romane


Incontro all’Ice per presentare agli imprenditori lo Shanghai World Expo 2010
Lo Shanghai World Expo 2010 verterà intorno al tema “Better City, Better Life”, articolato in cinque sottotemi dedicati al miglioramento della vita nelle grandi città, e coinvolgerà numerosi ed importanti settori nei quali l’Italia è all’avanguardia quali la protezione ambientale, l'architettura e il design eco-compatibili, le nuove fonti di energia, l'arredo e la pianificazione urbana: l'Italia sarà presente con 11 Regioni e 3 città durante i sei mesi dell’evento (1 maggio - 31 ottobre 2010).Sono intervenuti all’incontro organizzato presso la sede di Roma dell'Ice oltre 60 rappresentanti del mondo imprenditoriale capitolino che hanno potuto assistere alla presentazione, da parte del direttore dell’Ufficio Ice di Shanghai Maurizio Forte, dell’attuale stato di avanzamento dell’Expo, dei rapporti economico-commerciali Italia-Cina e dei servizi che l’Istituto può offrire in Cina alle aziende del nostro Paese. All’incontro hanno partecipato il presidente dell’Ice, Umberto Vattani, e il delegato del Sindaco di Roma per l’Expo Shanghai 2010, Francesco Maria Orsi, che hanno presentato alle Associazioni di Categoria ed agli imprenditori romani le opportunità di mercato che il grande evento di Shanghai offre al Sistema Italia. Nel suo intervento il presidente Vattani, ha sottolineato che “l’Ice è da tempo coinvolta nella preparazione di questo evento così importante per il Made in Italy e per le imprese italiane. Grazie anche all’attività svolta dall’Ufficio Ice di Shanghai e dallo speciale Desk attivo sin dal 2007 per favorire la partecipazione delle nostre aziende alle gare internazionali bandite dagli organizzatori dell’Expo - ha sottolineato - l’Italia è già presente in diverse realizzazioni. Il lavoro prosegue ora e si intensificherà nelle prossime settimane in stretto raccordo con il Ministero dello Sviluppo economico sotto la guida del ministro Claudio Scajola, e in piena collaborazione con il Commissario di Governo, le Confederazioni di imprenditori, le Regioni e il Comune di Roma”.L’Italia sarà presente con un grande Padiglione costruito su un’area di 6.000 mq, massima superficie disponibile che soltanto altri 11 Paesi hanno ottenuto. Si tratta di un appuntamento carico di aspettative per l’Italia, che raccoglierà direttamente dalla Cina il testimone di Paese organizzatore dell’edizione successiva, l’Expo Milano 2015.Nei primi sei mesi del 2009, l’export italiano in Cina ha raggiunto la cifra di 5,26 miliardi di dollari, in diminuzione del 9,81% rispetto allo stesso periodo del 2008, a fronte di una riduzione del 25,15% delle importazioni totali delle Cina dal mondo. Nel primo semestre 2009 i macchinari e i macchinari elettrici si confermano le principali voci delle esportazioni italiane in Cina.Le esportazioni cinesi verso l’Italia sono ammontate a 9,5 miliardi di dollari, segnando un -23,8% rispetto allo stesso periodo del 2008, mentre la diminuzione dell’export cinese verso il resto del mondo è stata del 21,69%. Il saldo commerciale, pari a 4,24 miliardi di dollari, rimane comunque positivo per la Cina.

IM-IMPRESAMIA-AMBIENTE - Packaging: netbook Dell nel bambù


I netbook Dell Inspiron Mini 10 e Mini 10v verranno impacchettati nel bambù
Il produttore Dell utilizza il bambù per creare l’involucro interno dei netbook mentre esternamente la scatola viene realizzata con materiale di recupero al 25% e il progetto prevede di estendere l’uso del bambù a un maggior numero di prodotti entro il 2010 visto che il bambù è una pianta erbacea a rapido accrescimento: questo ne fa un materiale altamente rinnovabile e biodegradabile e, perciò, rappresenta l’alternativa ideale alla carta pressata, alla schiuma e al cartone ondulato.E questa è solo la più recente delle iniziative scelte da Dell per continuare nel cammino intrapreso a sostegno del pianeta. “L’utilizzo del bambù per il packaging di prodotti elettronici è una novità, ma le sue potenzialità non possono essere ignorate - ha detto Oliver Campbell, senior manager packaging worldwide di Dell - utilizzato come packaging per i nostri prodotti di mobility, è una soluzione forte, sostenibile e poco costosa. Stiamo lavorando su questo e su altri prodotti agricoli utilizzabili come packaging per tutto il nostro portafoglio.”Il bambù si rigenera rapidamente crescendo di 24 pollici al giorno e raggiunge il pieno rigoglio in un periodo che varia dai tre a sette anni, molto più velocemente della quercia e con le sue radici, che se tagliate correttamente non necessitano di essere ripiantate, il bambù protegge il suolo dall'erosione. Inoltre è un materiale robusto, più robusto dell’acciaio, perfetto per proteggere materiale tecnologico. Oltre che sul materiale in sè, Dell sta lavorando con il fornitore Unisource Global Solutions (UGS) per garantire che tutti i processi associati alla produzione del bambù rispondano agli standard più elevati. Questo partner coltiva il bambù secondo i criteri dello Forest Stewardship Council (FSC). La foresta di bambù utilizzata da Dell è localizzata nella provincia cinese dello Jiangxi, molto distante dall’habitat dei panda (cartina in allegato). Dell sta anche lavorando con UGS per garantire la certificazione FSC per la catena di produzione e conservazione del bambù, dalla produzione alla fabbrica. . Entro il 2012, Dell prevede di ridurre il volume del packaging utilizzato del 10%; aumentare fino al 40% la quantità di materiale riciclabile del packaging dei PC; aumentare del 75% la quantità di materiali riciclabili tramite campane per la raccolta differenziata domestica.Poiché il bambù è un materiale nuovo di cui non è previsto il riciclo nei centri abitati, Dell sta lavorando con Georgia Pacific, UGS e Environmental Packaging International per certificare e catalogare il packaging per il riciclo, secondo le linee guida della Federal Trade Commission.

martedì 10 novembre 2009

IM-IMPRESAMIA.IT-CAMERA - Pmi: senza cultura d'impresa, persone e soldi


L'azienda è il modo in cui la persona mette in gioco la sua voglia e capacità di rischiare
Le piccole e medie imprese, motore dell'economia italiana e fiore all'occhiello del Made in Italy,sono al centro del dibattito politico, soprattutto per quanto riguarda le misure da intraprendere al fine di portare a compimento quelle riforme indispensabili per far correre il Paese sui binari della sussidiarietà, della responsabilizzazione e della valorizzazione del merito, in modo da migliorare la loro posizione in ambito sia nazionale che internazionale. Questo l'argomento dell'interrogazione che il deputato del Pdl Giorgio Jannone (nella foto) ha rivolto ai ministri dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, dell'Economia e delle finanze, Giulio Tremonti e del Welfare, Maurizio Sacconi nel corso della seduta dello scorso 9 novembre. Nell'interrogazione si legge che l'esperienza degli ultimi anni dimostra in modo inequivocabile come le nostre imprese, e in particolare quelle appartenenti ai distretti industriali e specializzate nelle produzioni del Made in Italy, dopo aver attraversato una fase di incertezza nel periodo 2002-2005 nella quale hanno dovuto subire i contraccolpi delle nuove condizioni competitive e valutarie createsi in seguito sia all'ingresso nello scenario internazionale di due colossi come Cina e India sia all'entrata del nostro Paese nell'Unione monetaria, abbiano saputo poi reagire in maniera decisa imboccando un sentiero di sviluppo caratterizzato da innovazione e internazionalizzazione. La fase di sviluppo del sistema industriale italiano negli anni 2006 e 2007, solo parzialmente intaccata nel 2008 dagli effetti della tremenda crisi finanziaria americana, deve quindi essere vista come l'esito di un processo di profonda trasformazione che si è compiuta negli anni precedenti. Alla base del modello produttivo italiano vi è un sistema manifatturiero forte, radicato sul territorio, composto da una rete di piccole e medie imprese connesse da uno straordinario capitale sociale e da un ricchissimo capitale umano. Si tratta di un sistema costruito a partire da un'imprenditorialità competente e responsabile, capace di generare una continua innovazione di prodotto e di processo.L'azienda è il modo in cui la persona mette in gioco le sue idee, la sua voglia e capacità di rischiare e di intraprendere e, d'altra parte, il vantaggio competitivo della persona che la guida e che si identifica con essa:la nostra imprenditorialità si fonda sui valori della responsabilità, dello sviluppo umano, inteso come l'insieme delle caratteristiche personali che si manifestano in abilità e capacità utilizzabili nel processo produttivo, e sul capitale sociale, inteso come l'insieme delle relazioni tra agenti che facilitano l'attività produttiva. L'analisi svolta dal Rapporto sulla sussidiarietà 2008 muove dalla constatazione di come la sussidiarietà nelle imprese si basi sulla centralità e la crescita della persona e sullo sviluppo di relazioni significative con le altre imprese e con i vari stakeholder aziendali.Lo straordinario cambiamento in atto nei Paesi emergenti sta mutando profondamente la natura delle relazioni economiche tra i Paesi industrializzati e il resto del mondo. La stessa crisi finanziaria che ha colpito in maniera così pesante nel corso del 2008 gli Stati Uniti, e di riflesso l'Europa e l'Asia, mostra inequivocabilmente come i processi di trasformazione dell'economia mondiale, caratterizzati da una marcata accentuazione della sfida competitiva che avviene in mercati sempre più globali, abbiano modificato in modo ormai irreversibile vecchi equilibri e posizioni di rendita che sembravano immutabili. Pertanto, si fa urgente la necessità di trovare nuovi modelli di sviluppo basati sull'economia reale e sulla produzione che, da un lato, sappiano generare una crescita sostenibile necessariamente fondata sulla demografia, e dall'altro riducano gli eccessi consumistici che hanno caratterizzato i Paesi ricchi a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso.Vi sono essenzialmente tre problematiche che le piccole e medie imprese si trovano a dover affrontare, e in tutti e tre i casi si tratta di problemi di scarsità che sono tanto più rilevanti quanto più è ridotta la dimensione dell'impresa. Vi è innanzitutto la scarsità di risorse umane, da intendersi non solo in riferimento al ridotto numero di addetti e alla loro generalmente limitata qualificazione, ma anche per quanto attiene alla difficoltà ad attrarre personale qualificato da inserire in azienda. Vi è poi la ristrettezza di risorse finanziarie, anche qui in riferimento sia alle scarse disponibilità interne per gli investimenti, sia per quanto attiene alla difficoltà a raccogliere capitale esterno, di debito o di rischio. Vi è infine probabilmente la ristrettezza più importante, cioè quella di cultura di impresa, in riferimento sia pure in diversa misura, all'imprenditore, al dirigente e al semplice dipendente.A fronte di queste tre grandi scarsità che caratterizzano la piccola impresa familiare, il principio di sussidiarietà offre rimedi efficaci e concreti. Per quanto riguarda la limitazione di risorse umane diventa essenziale l'investimento in formazione, che permette di valorizzare le persone e la loro professionalità e di responsabilizzare in particolare le figure dirigenziali, ed è dunque il mezzo essenziale per promuovere la vera sussidiarietà. Per quanto attiene alla scarsità di risorse finanziarie, lo strumento essenziale è quello dell'attività bancaria fortemente radicata sul territorio, è questa del resto la grande lezione del modello cooperativo e popolare dell'attività creditizia che ha sostenuto lo sviluppo italiano degli ultimi cinquant'anni. Per quanto attiene infine alla scarsità di cultura imprenditoriale, lo strumento essenziale della sussidiarietà è rappresentato dall'associazionismo che, nelle sue varie forme e soggetti, rappresenta la strada per consentire alle piccole imprese di esprimere tutte le loro potenzialità.

IM-IMPRESAMIA.IT-CAMERA - Mancati contributi a imprese rosa


La crisi non sembra scoraggiare l'imprenditoria femminile che continua a crescere
E' importante comunicare la data certa entro la quale saranno stanziate le somme necessarie a corrispondere i contributi a tutti i soggetti destinatari delle agevolazioni previste dal sesto bando di cui alla legge n 215 del 1992: si tratta di agevolazioni all'imprenditoria femminile che malgrado la crisi ha dimostrato fino ad ora una significativa tenuta e una grande capacità di rinnovarsi secondo gli ultimi dati dell'Unioncamere. E anche l'Osservatorio di Confartigianato conferma che le imprese rette da donne sono in aumento (nel primo semestre 2009 si registrano circa 20.000 unità in più). Questo l'argomento di un'interrogazione rivolta nella seduta dello scorso 9 novembre dai deputati del Pd ai ministri dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, dell'Economia e delle finanze, Giulio Tremonti e delle Pari opportunità, Mara Carfagna. Primo firmatario Laura Froner (nella foto). Nell'interrogazione si legge che il forte sostegno e impulso allo sviluppo dell'imprenditoria femminile è da attribuirsi certamente alla legge 25 febbraio 1992, n. 215, che ha messo a disposizione delle imprese femminili, dal '92 ad oggi, stanziamenti erogati sotto forma di contributi in conto capitale a fronte di investimenti, operando con un meccanismo «a bando», attraverso il quale il Ministero dello sviluppo economico individua i termini per la presentazione delle domande per il riconoscimento dei contributi. Con i primi cinque bandi del Ministero i fondi complessivamente stanziati sono stati circa 598 milioni di euro, di cui 129,6 per i primi tre bandi, 242,8 per il quarto, 225 per il quinto. Il sesto bando, emanato con decreto ministeriale 5 dicembre 2005, metteva a disposizione risorse statali per 76.145.690 euro, alle quali si aggiungevano 12.389.659,64 euro di risorse regionali. Le domande ammesse cui è stato attribuito un punteggio utile per accedere ai contributi sono state 1.122 e su di esse ha inciso la norma della legge finanziaria 2008 (articolo 3, commi 36-39) che, riducendo da sette a tre anni il termine di perenzione dei residui delle spese in conto capitale, è all'origine del taglio delle risorse da assegnare per l'attuazione della legge sull'imprenditoria femminile. In particolare sono caduti in perenzione gli impegni finanziari relativi al 6o bando. La stessa legge finanziaria (comma 39) tuttavia consente al Ministero dell'Economia e delle finanze di iscrivere in appositi fondi le risorse riferibili a obbligazioni giuridicamente perfezionate.Il sottosegretario del Ministero dello Sviluppo economico, rispondendo il 29 settembre scorso alla interrogazione del deputato del Pd Massimo Vannucci n. 5-01399, ha assicurato di avere inoltrato al Ministero dell'Economia - Ufficio centrale del Bilancio - tutte le richieste di riassegnazione delle somme perenti. Più dei due terzi dei beneficiari, pur avendo ricevuto conferma definitiva del contributo, non hanno però ancora avuto dalle banche concessionarie l'erogazione dei relativi stanziamenti: la dichiarazione del sottosegretario Saglia secondo la quale le somme non riassegnate saranno presumibilmente disponibili con il prossimo esercizio finanziario non ha certamente dissipato la situazione di incertezza in cui vivono le imprese interessate, che, a causa dei mancati pagamenti, potrebbero essere costrette a chiudere (per qualcuna è già avvenuto), con gravi conseguenze sui livelli occupazionali.

IM-IMPRESAMIA.IT-AMBIENTE - Federparchi: quotidiana difesa del clima


A Copenaghen valorizzare i parchi come modello in materia di protezione del clima
Ci sono voluti decine di studi scientifici, centinaia di specie animali e vegetali perse per sempre, migliaia di vittime e ingenti danni economici causati da eventi meteorologici estremi perché, almeno sulla carta, il cambiamento climatico diventasse un tema centrale nelle preoccupazioni dei Governi mentre nei parchi naturali la protezione del clima rappresenta da sempre una conseguenza diretta del lavoro quotidiano. Lo si legge in una nota di Federparchi nella quale si spiega il ruolo svolto dalle aree protette per la difesa della natura e, quindi, del clima clima in tutto il mondo come in Italia, dove i parchi tutelano una parte significativa del patrimonio forestale nazionale. Sono ben 820mila, infatti, gli ettari di boschi preservati - e correttamente gestiti - all'interno dei confini delle aree protette italiane, una superficie superiore a quelle di Molise e Valle d'Aosta messe insieme, e che assorbe ogni anno una quantità di gas serra stimata in 145 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. Con risvolti economici di grande rilievo. Secondo una stima del Teeb (The economics of ecosystems and biodiversity), infatti, lo stoccaggio del carbonio atmosferico nelle foreste protette garantisce, alle latitudini dell'Italia, benefici quantificabili in oltre 728 dollari per ettaro. Quindi, calcolatrice alla mano, i boschi tutelati dai parchi italiani valgono, solo dal punto di vista della riduzione delle emissioni a effetto serra, quasi 600 milioni di dollari. Un discorso - spiega Federparchi - che, se è vero per i boschi e i prati, è forse ancora più significativo per le foreste sottomarine, le praterie di posidonia e le colonie di fitoplancton che popolano i nostri mari, e che i parchi e le aree marine protette (Amp) contribuiscono a proteggere (sono circa 190mila gli ettari di superficie marina e oltre 600 i km di costa tutelati dalle Amp e dagli altri parchi naturali). Grazie alla loro attività fotosintetica, infatti, gli organismi vegetali marini concorrono al sequestro della CO2 atmosferica in misura anche maggiore rispetto alle piante terrestri, come dimostrato da numerosi studi scientifici. Un'importante azione biologica di stoccaggio del carbonio che si aggiunge all'assorbimento di CO2 da parte del mare.Ma le foreste protette - sottolinea Federparchi nella nota - rappresentanoanche uno strumento impareggiabile in termini di adattamento all'effetto serra, regolando, ad esempio, il microclima delle aree in cui sorgono, oppure prevenendo quei fenomeni di dissesto idrogeologico e di erosione costiera che proprio il riscaldamento globale rende più intensi e frequenti (e che il presidente Giorgio Napolitano ha recentemente indicato come una priorità assoluta per l'Italia). Oltre,naturalmente, a costituire l'habitat ideale per migliaia di specie animali (sono 57mila, in totale, quelle che abitano le aree protette), a mantenere intatte le caratteristiche del paesaggio, anche sommerso, che ha reso l'Italia famosa nel mondo e a rappresentare una preziosa risorsa per diversi settori dell'economia (turismo, pesca, birdwatching, raccolta di funghi, apicoltura, immersioni subacquee, snorkeling, etc). Basterebbe dunque la conservazione del patrimonio forestale, terrestre e marino, a dimostrare la centralità dei parchi nella grande sfida al cambiamento climatico. Ma questo non è l'unico fronte sul quale le aree protette esprimono da sempre impegno e competenza. I parchi italiani, ad esempio, - prosegue la nota - tutelano la maggior parte delle zone umide ancora presenti nella Penisola: torbiere, paludi, saline e acquitrini, che hanno anch'essi un ruolo di primo piano nel sequestro della CO2 atmosferica oltre a rappresentare un elemento cruciale per la conservazione della biodiversità, avicola e non soloAncora: le aree protette esercitano sul territorio, non soltanto verso i bambini, un ruolo educativo d'importanza strategica. Sono centinaia le attività di educazione ambientale destinate a promuovere consapevolezza e sensibilità sui temi ambientali (si veda, solo a titolo di esempio, il progetto Vividaria, che la Federparchi realizza da tre anni insieme all'Institut Klorane e che è dedicato proprio ai temi della biodiversità vegetale e del cambiamento climatico, oppure l'iniziativa Parchi per Kyoto, promossa con Kyoto Club e AzzeroCO2 per sensibilizzare il pubblico sugli obiettivi del Protocollo). Per non parlare delle numerose attività portate avanti dalle aree protette nel settore delle fonti rinnovabili e dei progetti di cooperazione internazionale dedicati ad attività di forestazione (o di gestione sostenibile di foreste già esistenti) in Paesi in via di sviluppo. Da ogni punto di vista, dunque, i parchi rappresentano dei modelli e delle autorità in materia di protezione del clima - conclude Federparchi - Un ruolo strategico che i rappresentanti dei Governi e delle istituzioni devono riconoscere e adeguatamente valorizzare. In questo senso, la Conferenza Onu sul clima di Copenaghen potrebbe essere senza dubbio un'occasione irripetibile.

lunedì 9 novembre 2009

MADE IN ITALY - Brasile: obiettivo 500 mln entro 2010


Urso: con 300 aziende italiane abbiamo una presenza storica in Brasile
Nell'ultimo triennio gli investimenti netti dell'Italia in Brasile hanno registrato un trend crescente: nel 2006 erano 127 milioni di euro, nel 2007 164 milioni, lo scorso anno hanno toccato quota 245 e sono convinto che grazie a questa missione di sistema possiamo raggiungere l'obiettivo di 500 milioni di euro entro il 2010, scalando anche alcune posizioni che ci vedono ora all'undicesimo posto come Paese investitore. Lo ha affermato Adolfo Urso (nella foto), viceministro allo Sviluppo economico con delega al commercio estero, concludendo il seminario sugli investimenti organizzato da Confindustria, Ice e Abi. "Con oltre 300 aziende italiane - ha spiegato Urso - abbiamo una presenza storica della nostra industria in Brasile: dalla Fiat, leader di mercato ed una delle prime 15 aziende del Paese, a Telecom che prevede investimenti di 2,7 miliardi di euro per i prossimi 3 anni che vanno ad aggiungersi ai 9 fino ad ora investiti; come Pirelli che investirà nel Paese nel prossimo biennio 180 milioni di euro o Saipem che ha in essere un contratto di 50 milioni di euro per l'estrazione di metano nel bacino di Santos". La missione di sistema "ha come obiettivo di incrementare gli investimenti - ha aggiunto - soprattutto delle Pmi italiane. Per questo attraverso la Simest abbiamo creato un nuovo strumento finanziario, il fondo di venture capital per l'America Latina a cui possono accedere le nostre Pmi". Inoltre "guardiamo - ha aggiunto ancotra - con estremo interesse anche al Programma di accelerazione alla crescita (Pac) varato dal governo Lula che prevede progetti infrastrutturali per circa 265 miliardi di euro in 3 macro-settori: logistica, energia e infrastruttura sociale e urbana, oltre al settore ferroviario per il collegamento ad alta velocita' tra Rio, San Paolo e Campinas per il quale l'Italia si candida con la sua esperienza".Nel 2008, l'interscambio commerciale tra Italia e Brasile e' stato di 7,2 miliardi di euro, di cui 3,35 miliardi di esportazioni italiane (componentistica auto, meccanica strumentale, prodotti a media tecnologia, settori del Made in Italy e prodotti agroalimentari di qualita') e 3,84 miliardi di importazioni (minerali, prodotti agricoli, cuoio, prodotti siderurgici e carta). Nel 1* semestre 2009 c'e' stata una contrazione di circa il 60% dell'interscambio a causa della crisi economica.

SENATO - Aiuti destinati ai bieticoltori convogliati all'Absi


Rispettare il parere dell'Avvocatura dello Stato e le indicazioni Ue
Il senatore Daniele Bosone del Pd (nella foto) ha rivolto un'interogazione al ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, in merito all'Associazione bieticola saccarifera italiana (Absi) gestore del fondo bieticolo nazionale, a cui sono stati convogliati gli aiuti destinati ai bieticoltori, ricordando che l'Absi è stata riconosciuta, in via legislativa, come un ente privato dotato di pubblici poteri consistenti nella gestione di fondi pubblici e che da tali fondi sono state stornate, a suo tempo, somme per costituire la società Finbieticola SpA con lo scopo di "assumere partecipazioni in società saccarifere già esistenti o (…) da costituire", perseguendo, in ogni caso, finalità legate allo sviluppo del settore bieticolo. Quindi, prosegue il senatore, sono state costituite società a responsabilità limitata con unico socio denominate Finbieticola Bondeno e Finbieticola Casei Gerola il cui oggetto sociale è la lavorazione di biomasse, bieticole e animali, la produzione e distribuzione di biocarburanti e le attività connesse. La costituzione di queste ultime società risulta all'interrogante estranea alla natura pubblica dell'attività svolta da Finbieticola e comunque in contrasto con le finalità pubbliche poste alla base delle disposizioni comunitarie e nazionali che autorizzano la concessione degli aiuti solo a favore dei bieticoltori o dell'industria saccarifera.Inoltre, l'Avvocatura dello Stato, con il parere reso in data 16 ottobre 2009, richiesto dal Ministero della Politiche agricole alimentari e forestali, ha confermato l'esistenza di un vincolo di destinazione al settore bieticolo delle risorse gestite dalla società Finbieticola, risorse finanziarie che, secondo il parere dell'Avvocatura dello Stato devono essere utilizzate a stretto supporto di piani di ristrutturazione degli impianti saccariferi in attività, ovvero da costituire.L'intero settore versa in uno stato di crisi economica che a giudizio dell'interrogante potrebbe essere alleviato con l'impiego dei finanziamenti indicati, impiego che, tra l'altro, è stato negato dai vertici di Finbieticola SpA in occasione delle apposite richieste avanzate dalla Regione Molise per lo stabilimento di Termoli e, a quanto risulta al senatore, anche singoli bieticoltori hanno formalmente avanzato richieste di intervento per evitare l'ulteriore distrazione delle risorse dalle finalità pubbliche come accadrebbe nel caso di un effettivo coinvolgimento di Finbieticola in iniziative consistenti in investimenti finanziari nel settore creditizio assolutamente estranee al comparto bieticolo, così come riportato da alcuni quotidiani. Detto questo il senatore Bosone chiede di sapere quali iniziative il ministro Zaia intenda adottare, con particolare urgenza, per dar seguito al richiamato parere dell'Avvocatura dello Stato in modo da evitare che possano essere esercitate attività in difformità con il regime di aiuti autorizzato dall'Unione europea, finalizzato in primis alla salvaguardia delle attività agricole e degli impianti di trasformazione industriale ad esse connessi e quali azioni abbia intrapreso per recuperare le risorse finanziarie già impegnate e da destinare ai bieticoltori, nel rispetto delle condizioni prescritte a livello comunitario e nazionale.

FOCUS - Imprese: meno costi con uffici più piccoli


Gli standard di suddivisione degli spazi in uso dieci anni fa non corrispondono agli attuali
I costi immobiliari di un'azienda possono arrivare a costituire la seconda voce di spesa in bilancio dopo il personale, sebbene questo tipo di costi sia spesso considerato immutabile per mancanza degli strumenti adatti a poterli valutare, un cambiamento può portare a risultati positivi, concreti, e valutabili in dati economici, indipendentemente dal fatto che la conclusione dello studio di fattibilità porti a prediligere il trasferimento. Oppure a modificare la situazione esistente sul sito esistente. Un ufficio è buono perché funziona e, dopo un'incidenza positiva sulla produttività, può/deve essere anche bello. Ma oggi c'è una considerazione in più da fare.Gli standard spaziali in uso dieci anni fa non corrispondono agli attuali, considerando anche che gli edifici di recente realizzazione garantiscono un'efficienza spaziale decisamente migliore. Con una rapida verifica del rapporto tra spazio occupato e numero dei dipendenti le aziende quindi hanno la possibilità di capire in modo semplice e intuitivo se esistono o meno margini per poter risparmiare. Una “corretta” riconfigurazione permette di ridurre sensibilmente lo spazio necessario, nonché i costi di locazione e di conseguenza di manutenzione. Risparmi che in un'azienda di anche di soli 50/100 dipendenti potrebbero risultare tutt'altro che insignificanti. I nuovi spazi grazie a soluzioni che offrono potenzialità prima inesistenti sono percepiti comunque come ampi e confortevoli dal personale, che spesso non si accorge della riduzione delle aree (…”quando dico che siamo in 100 mq meno di prima, non mi credono”: è un complimento ricevuto da un country Manager da dividere ovviamente con il progettista dell'edificio).La “regola d'oro” in passato di era 20 mq a persona che oggi si possono comodamente trasformare in 15mq in un'organizzazione di circa 100 dipendenti. Al crescere del numero dei dipendenti il valore diminuisce, potendo considerare alcune aree comuni suddivise per un numero maggiore di fruitori, arrivando a un limite di 10/12mq per persona. Queste sono stime, effettuate sull'esperienza e su valutazioni empiriche, trovano un buon riscontro nella realtà. D'altro canto l'obiettivo di questa analisi è quello di far comprendere dove possono esistere margini di miglioramento. Non considerando gli eventuali risparmi legati ai costi di manutenzione di un immobile vecchio e poco efficiente e un miglioramento della produttività aziendale dovuto a un buono space planning, anche soltanto analizzando lo spazio risparmiato è possibile fare un'interessante stima economica delle convenienze in uno spostamento. Nell'ipotesi di un'azienda con 70 dipendenti e considerando di ridurre lo spazio pro capite da 20mq a 15mq, l'abbattimento dei costi dovuto alla sola riduzione spaziale corrisponde al 25%. Nel caso in cui non si vogliano acquistare arredi, optiamo nel calcolo per l'opzione renting (noleggio a lungo termine) il cui valore varia, in modo consistente, secondo la tipologia e degli standard adottati.Il costo una tantum per i lavori di adeguamento dell'immobile alle proprie esigenze può essere stimato, nel caso di un edificio mediamente moderno attualmente sul mercato, in € 5.250 per persona. Tale importo viene quindi recuperato in una media di 4 anni che possono scendere facilmente a 3 con qualche ulteriore considerazione. Va infatti ricordato che l'odierno mercato immobiliare offre veramente tanto, in termini di quantità di opzioni e soprattutto in possibilità di trattative. Nell'attuale situazione di stallo il locatario acquisisce un potere non indifferente da cui trarre condizioni di miglior vantaggio: mesi di free rent o bonus e partecipazioni nell'adeguamento degli immobili da parte delle proprietà sono ormai all'ordine del giorno. Si potrebbe valutare poi di spostarsi in location più periferiche, che sono comunque ben collegate, ottenendo talvolta addirittura più visibilità che in una zona più centrale. Rivalutare l'ambiente di lavoro nella sua totalità può portare anche a operare nuove scelte in termini di ecosostenibilità e risparmio energetico, tecnologie più efficienti, e nuove prospettive di flessibilità, operando anche un miglioramento dell'atmosfera di lavoro in azienda. É importante valutare che un cambiamento, se ben studiato, può portare quindi a molteplici positività, economiche in primo luogo, ma anche ambientali e sociali.

IL CASO - Lazio: biomasse, primo impianto multi-fuel


Frutto di tecnologia italiana e finanziato dalla Regione, si basa sulla filiera corta delle biomasse
E' stato inaugurato, presso l’incubatore Bic Lazio di Colleferro, il primo impianto a microturbina multi-fuel alimentato da biomasse esistente in Italia, con l’obiettivo di sviluppare l’efficienza energetica e valorizzare la filiera agro-energetica locale: realizzato con il supporto economico della Regione Lazio, l'innovativo impianto si colloca nell’ambito della riqualificazione della Valle del Sacco dopo il degrado dovuto all'inquinamento. L'impianto di cogenerazione di energia elettrica e termica, frutto di tecnologia italiana (microturbina Turbec e caldaia Metalfer), servirà e servirà ad alimentare l’incubatore di Colleferro incentivando la filiera corta delle biomasse poiché la piccola dimensione scelta è perfetta per le Pmi italiane e per la taglia media degli appezzamenti agricoli.L’incubatore di Colleferro, attivo sul territorio dal 1999, ha una superficie di circa 3.000 mq e dispone di 8 ambienti (da 75 a 140 mq circa) destinati alle imprese, ciascuno dei quali provvisto di allaccio agli impianti elettrico, telefonico e idrico. Le aziende insediate possono disporre di una sala formazione da venti postazioni e di spazi attrezzati per ospitare convegni ed è stato avviato un servizio sperimentale per la valorizzazione degli scarti da lavorazione di vetroresina, con il quale l’incubatore intende specializzarsi sui temi dell’efficienza energetica e della sostenibilità come opportunità di impresa. "Le energie alternative non sono solo una questione legata alla tutela dell’ambiente - ha sottolineato il presidente di BIC Lazio, Enrico D’Agostino - ma anche una grande opportunità di crescita economica. In linea con quanto dichiarato dall’Unione Europea, credo che sia auspicabile la realizzazione di sistemi che contribuiscano a sviluppare nuova imprenditorialità attraverso l’innovazione tecnologica e la ricerca. L’impianto - ha aggiunto - può essere replicato anche in altri contesti, come ad esempio in aziende agricole, piccole attività industriali ed artigianali. Proprio per questo motivo ritengo che sia fondamentale avviare una efficace azione di formazione per le scuole e per le Pmi presenti sul territorio, per far sì che venga innescato un processo virtuoso di diffusione di queste soluzioni”. Progettato e realizzato da TEP (Tecnologie per l’Energia Pulita), in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università di Tor Vergata, e caratterizzato da una totale flessibilità di alimentazione, l'impianto sarà fondamentale per trasferire alle imprese incubate il concetto di efficienza energetica. La possibilità di adeguarsi alla disponibilità locale di biocombustibili (spesso variabile per quantità e qualità) è infatti da un punto di vista tecnologico basilare per la diffusione di questo tipo di energia. L’impiego dell’energia così prodotta, in un luogo dove le aziende crescono e realizzano nuovi processi produttivi, farà in modo che il concetto di risparmio energetico diventi sin dall’inizio parte integrante di questo percorso di crescita. Si tratta, in definitiva, di una nuova e concreta prova dei vantaggi in termini di risparmio e sostenibilità ambientale che l’energia da biomasse può garantire alle Pmi e alle aree rurali ed industriali del Lazio. Uno degli scopi dell’impianto, a sperimentazione attuata, è proprio quello di progettare altri sistemi di generazione di energia, sulla base di esigenze specifiche: ad esempio, per una impresa che produce carta che abbia molti avanzi di lavorazione, potrebbe essere progettato un impianto che generi energia utilizzando appunto questi scarti. Dal punto di vista tecnico l’impianto di Colleferro ha una potenza di 100 kilowatt e funzionerà con 1.050 tonnellate di biomassa all’anno, l’equivalente di circa 2000 barili di petrolio. Si stima inoltre che l’energia di questo impianto possa contemporaneamente fornire elettricità, riscaldamento e raffrescamento a 33 appartamenti, o soddisfare le necessità di un piccolo insediamento industriale. Inoltre, sono circa 800 le tonnellate di anidride carbonica che ogni anno si eviterà di disperdere nell’ambiente consentendo un notevole risparmio in termini di emissione di CO2: un punto di riferimento nel settore agro-energetico, che diventerà strategico per la Valle dei Latini e per il Lazio. La sede dell’Incubatore sarà dunque un vero e proprio “dimostratore di tecnologia” per la microgenerazione di energia, oltre a diventare un “laboratorio didattico” sul tema dell’efficienza energetica e della generazione distribuita di energia. L’obiettivo è quello di sostenere lo sviluppo di attività imprenditoriali nella filiera agro-energetica, accompagnando e promuovendo l’utilizzo di energie alternative tra le imprese e gli enti locali. "Questa esperienza – ha commentato l’assessore alla Piccola e media impresa Daniele Fichera – costituisce un significativo esempio di concreta integrazione tra politiche di tutela ambientale e politiche di promozione dello sviluppo. Un fronte sul quale insieme con l’assessorato all’Ambiente vogliamo lavorare per verificare la riproponibilità di esperienze analoghe in altri contesti”. Certo, le imprese devono investire in nuove tecnologie lungo la filiera energetica (sviluppo di nuovi business all’interno di programmi di riconversione industriale, di diversificazione o spin-off), operando una riorganizzazione interna (organizzativa, di processo, di gestione delle forniture) volta ad acquisire maggiore efficienza energetica, con conseguente riduzione dei costi, aumento dei posti di lavoro e crescita della propria competitività. “Sono convinta – ha detto l’assessore regionale al Lavoro Alessandra Tibaldi - che la strada intrapresa con questo esempio pratico di creazione di energia pulita vada nella direzione da tutti auspicata di uno sviluppo ecosostenibile. La Green Economy, sia in ambito macroeconomico che nelle buone pratiche locali quale è questa dell’Incubatore di Colleferro, si pone chiaramente come traguardo immediato per procedere nella riconversione industriale di aree dismesse o in crisi. Realizzare in casa propria azioni che possano essere di stimolo e riferimento per il territorio è molto importante. L’Incubatore di imprese, dove nascono idee e muovono i primi passi produzioni alternative destinate a fornire alimento all’innovazione, è un luogo simbolico da cui far partire questo messaggio. Anche attraverso queste iniziative intendiamo favorire l’uscita da questa drammatica crisi economica che colpisce particolarmente il territorio colleferrino e della Valle del Sacco”.

MADE IN ITALY - Marche: nuovo brevetto per calzature


My Walk è un nuovo sistema shock absorber per le calzature
L'innovativo sistema My Walk è nato dalla passione di Luciano Morroni della Ottaviani, azienda marchigiana di Morrovalle, in provincia di Macerata, e proviene da una ricerca di oltre due anni e mezzo che ha visto coinvolte anche le Università di Ancona, Camerino e Chieti: il nuovo sistema, brevettato, per la costruzione di calzature (nella foto) , applicabile a qualsiasi modello dal classico allo sportivo, con fondo in cuoio o in gomma. Il sistema prevede la realizzazione di un’apposita cavità all’interno del tacco dove viene inserita la speciale soletta My Walk, dotata di inserto shock absorber. Completato da un fussbett morbido ed elastico, garantisce un miglior assorbimento di microtraumi e vibrazioni ed un alloggio stabile del tallone, quindi maggior comodità e benessere per tutto il piede. La calzatura così realizzata non solo risulta notevolmente più leggera rispetto alle scarpe tradizionali, ma è anche meno rigida, molto più flessibile e in grado di garantire un comfort prolungato e reale per il piede, per gli arti e per tutto il corpo: quindi, My Walk migliora la postura, attenua il senso di fatica e di pesantezza, assicura elasticità e leggerezza, donando un evidente sollievo dallo stress e dall’affaticamento del calzare quotidiano.La Camera di Commercio di Macerata è stata scelta come sede della presentazione, proprio per voler simboleggiare anche da parte delle istituzioni il sostegno forte verso un’azienda che sceglie di innovare ed investire, pur in un momento difficile come questo. Alla conferenza stampa hanno partecipato, oltre al titolare della Ottaviani e ideatore del brevetto Luciano Morroni, il Presidente della Camera di Commercio di Macerata Giuliano Bianchi, il Presidente della Federazione Nazionale della Moda di Confartigianato Giuseppe Mazzarella, ed il Responsabile Marketing e Comunicazione del progetto My Walk Mario Carlocchia, strategic planner della Map.“La Camera di Commercio – ha affermato il presidente Giuliano Bianchi – è la casa delle imprese, quindi sono orgoglioso di ospitare la presentazione di questo pregevole progetto della Ottaviani. Quando c’è fantasia, intelligenza e ricerca non si finisce mai di innovare e di migliorare il benessere delle persone”. Entusiasta anche Giuseppe Mazzarella che ha sottolineato "ancora una volta è un artigiano l’artefice primo dell’innnovazione: questo non è certamente un caso. Le imprese artigiane - ha aggiunto - sono il primo motore dell’Italia, impegnate tutti i giorni a investire su se stesse con iniziative concrete, e a portare avanti, come in questo caso, il vero Made in Italy”.

L'INTERVENTO - Fai: verso il dialogo con gli agricoltori


Cirone: neonicotinoidi sono una delle cause certe di morìa delle api
Prendiamo ora consapevolezza, come categoria apistica, che la nostra non è e non deve trasformarsi in una battaglia ideologica e strumentale contro il mondo agricolo: più concretamente i dati scientifici oggi disponibili debbono metterci in condizione di aprire un dialogo con i nostri colleghi agricoltori: è con loro che dobbiamo riuscire a trovare, nell’ambito della regola del reciproco rispetto: i neonicotinoidi sono una delle cause certe di morìa delle api. Lo ha dichiarato in un editoriale che qui pubblichiamo per intero, il presidente della Federazione italiana apicoltori, Raffaele Cirone.L’evidenza scientifica che mancava ora c’è: parola di Apenet, o meglio dei ricercatori che in seno a questo progetto di monitoraggio e ricerca hanno documentato e firmato i risultati delle indagini svolte in meno di un anno di lavoro. Partito in sordina, all’inizio del 2009, con una dotazione finanziaria di oltre 2 milioni di euro, bisogna dare atto al gruppo di lavoro coordinato dal CRA-API (l’ex Istituto Nazionale di Apicoltura oggi inquadrato nei ranghi del Mipaaf) di non aver affatto lesinato dati e riscontri puntuali: quanti avevano bisogno di capire da cosa dipendesse la morìa primaverile delle api oggi possono basarsi su una chiara fotografia del fenomeno. In questo primo report ministeriale, salta intanto all’occhio un dato che, già da solo, parla chiaro: nella primavera 2008 (prima della sospensione dei concianti del mais) le segnalazioni di mortalità di alveari sono state 185; tutte concomitanti con la semina. Nello stesso periodo del 2009 (nel corso della sospensione) le segnalazioni sono scese a 3, di cui una non ufficiale; quest’ultime chiaramente dovute a impiego illegale di semi conciati. C’è poi la questione delle “polveri”. I semi conciati, infatti, sottoposti all’azione abrasiva della macchina seminatrice, disperdono micro particelle: i ricercatori hanno dimostrato che i quantitativi sono superiori a quelli dichiarati dal produttore e che le polveri si distinguono in “fini” e “grosse”. Il fatto nuovo, sempre di elevato valore scientifico, è che le polveri grosse sono il 90% del totale e che, fatalmente, queste non vengono intercettate. In sostanza i filtri non funzionano e i principi attivi volano nei paraggi dell’area di semina e rischiano pericolosi fenomeni di deriva. Si definisce, infine, con maggior chiarezza l’inedito fenomeno della guttazione. Si tratta di una rugiada essudata dalle piante in via di sviluppo. I principi attivi dei prodotti concianti passano così dal seme di mais al fusto e poi alle foglie dove si ritrovano in concentrazioni elevate: le api che se ne abbeverano sono destinate a intossicazione, perturbazione sensoriale e morte. L’ape nel suo “esistere”, fatto di meticolosa perlustrazione di tutti gli ambienti circostanti un alveare, sta mettendo dunque in evidenza una criticità di cui l’industria chimica dovrà farsi carico: strade da percorrere ce ne sono, a cominciare dai nuovi metodi di concia.Il ministro Zaia si è fatto intanto carico delle istanze avanzate dal mondo apistico e occorre dargli atto che nel momento in cui ha dovuto decidere se privilegiare gli interessi dei produttori di agrofarmaci e dei loro utilizzatori, ha scelto di dare priorità agli interessi degli apicoltori. Prendiamo ora consapevolezza, come categoria apistica, che la nostra non è e non deve trasformarsi in una battaglia ideologica e strumentale contro il mondo agricolo: più concretamente i dati scientifici oggi disponibili debbono metterci in condizione di aprire un dialogo con i nostri colleghi agricoltori: è con loro che dobbiamo riuscire a trovare, nell’ambito della regola del reciproco rispetto, un punto di equilibrio. Non è facile immaginare un percorso… ma è universalmente chiaro che, affinché l’agricoltura possa essere condotta secondo criteri corretti e sostenibili, è sempre necessario che l’ape sopravviva nelle nostre campagne. Ignorare questa linea di demarcazione significherebbe farsi beffa delle norme vigenti oltre che di una comune regola del buon senso.

AMBIENTE - Ue: norme per il commercio legale del legno


Per l'effetto serra è più negativa la deforestazione delle emissioni dei trasporti
L'Unione europea è contraria al disboscamento illegale e al commercio illecito di legname: proprio in questi giorni, infatti, è all'esame la proposta della Commissione volta a integrare e rafforzare l'attuale quadro politico della Ue e sostenere le iniziative internazionali per combattere le attività illegali di disboscamento, cioè quando il legname è tagliato, trasformato o commercializzato in violazione delle varie normative nazionali. Il disboscamento illegale minaccia la competitività dell'industria della filiera legale di sfruttamento legale delle foreste sia nei Paesi esportatori che nei Paesi importatori e provoca una significativa riduzione delle entrate dei Governi, minaccia lo Stato di diritto e i principi di governance democratica, ostacola lo sviluppo sostenibile in molti paesi in via di sviluppo e contribuisce probabilmente a finanziare conflitti armati. Sono diverse le ragioni alla base di questo fenomeno ma la principale è l'elevata domanda di legname e lo scarso rigore delle norme intese a impedire il commercio di legname tagliato illegalmente. La deforestazione è responsabile di circa il 20% delle emissioni mondiali di gas serra (più del totale mondiale delle emissioni prodotte dal settore dei trasporti) e costituisce una delle principali cause della perdita di biodiversitàa livello globale. Sulla base dei risultati di tale valutazione, la Commissione ha ritenuto che la politica della Ue per combattere il disboscamento illegale e il commercio di legname illegale debba essere rafforzata attraverso un atto normativo, un regolamento che stabilisca gli obblighi per gli operatori che commercializzano legname e prodotti del legno sul mercato comunitario. La proposta è incentrata sulla prima commercializzazione di legname e prodotti del legno (a prescindere dalla loro origine) sul mercato comunitario e fissa gli obblighi degli operatori che commercializzano legname e prodotti del legno su tale mercato: si basa sul principio della dovuta diligenza, che impone agli operatori di mettere in atto un sistema (il sistema della dovuta diligenza) che consente loro di minimizzare il rischio di commercializzare sul mercato comunitario legname e prodotti del legno di provenienza illegale. Le misure proposte hanno l'obiettivo di funzionare da deterrente, per indurre gli operatori a non commercializzare sul mercato comunitario legname e prodotti del legno senza avere una ragionevole sicurezza della loro provenienza legale e fornendo così un contributo alle iniziative mondiali per contrastare il disboscamento illegale. Inoltre, garantiscono ai consumatori che, acquistando legname e prodotti del legno, non contribuiscono al problema del disboscamento illegale e della commercializzazione del legno così ottenuto.I principi guida del regolamento proposto sono l'efficacia e la chiarezza in termini di obblighi legali. Ulteriori dettagli saranno definiti nelle modalità di applicazione allo scopo di facilitarne l'attuazione, in particolare per quanto riguarda l'individuazione dei criteri per determinare la presenza di un rischio elevato o ridotto che siano commercializzati sul mercato comunitario legname e prodotti del legno di provenienza illegale. Nel definire le modalità di applicazione verranno rispettati i principi della necessità di non gravare gli operatori di oneri inutili, il rispetto di un equilibrio costi-benefici per gli operatori interessati dal presente regolamento, l'esigenza di garantire la necessaria flessibilità nell'applicazione delle modalità di applicazione e di facilitare l'adeguamento ai requisiti del regolamento da parte dei piccoli operatori.

DOSSIER - Isae: imprese e consumatori fiducia diversa


A ottobre cresce la ficucia delle imprese manifatturiere mentre si arresta quella dei consumatori
Cresce la fiducia delle imprese manifatturiere, mentre peggiora la fiducia della grande distribuzione e delle imprese di servizi, in recupreo l'indicatore nel settore delle costruzioni, mentre si arresta nel mese di ottobre il clima di fiducia dei consumatori: questo è quanto rilevato dalle ultime indagini Isae che mostrano un quadro disomogeneo per quanto riguarda la fiducia sia tra i consumatori sia tra i vari settori produttivi. Ecco in sintesi i dati.Imprese manifatturiere- L'indice considerato al netto dei fattori stagionali si attesta ad ottobre a 77,1 (da 74,3) recuperando completamente il lieve calo dello scorso mese e portandosi sui valori più elevati dal settembre dello scorso anno- L'aumento è dovuto soprattutto ad un sensibile recupero delle attese di produzione e al decumulo delle scorte di magazzino; risalgono anche lievemente i giudizi sugli ordini- Le imprese sono anche meno pessimiste circa la situazione economica futura del paese e le prospettive dell'occupazione- L'indice cresce in tutti i comparti produttivi ma più marcatamente nei produttori di beni intermedi (75,7 da 72,3) e di consumo (82,7, da 80,5; più caute sono le imprese di beni di investimento (69,5 da 68,8)- Differenze emergono anche a livello territoriale: la crescita è forte nel Nord Ovest (da 74,1 a 79,3) e nel Mezzogiorno (da 77,3 a 79,4) mentre è più lenta nelle regioni del Centro (da 79,5 a 80,2). La fiducia scende leggermente nel Nord Est (da 72,6 a 72,4)- Resta sostanzialmente stabile ad ottobre la quota di imprese che ha dichiarato di non aver ottenuto negli ultimi mesi un finanziamento da parte delle istituzioni finanziarie- Secondo le consuete domande trimestrali, il grado di utilizzo degli impianti industriali sale di un punto nel terzo trimestre, portandosi dal 65,4 al 66,5% mentendosi comunque in prossimità dei minimi storici;- Segni di recupero emergono anche dal lato delle ore lavorate- Le imprese segnalano anche un andamento più favorevole dell'afflusso di nuovi ordinativi e una sostanziale stabilità su bassi livelli della durata di produzione assicurata; anche le aspettative a breve termine delle esportazioni sono relativamente più ottimiste rispetto al passato(Fonte: comunicato stampa, Inchiesta mensile Isae presso le imprese manifatturiere ed estrattive - ottobre 2009)Commercianti e grande distribuzione- L'indicatore sintetico, considerato al netto della componente stagionale, scende da 95,4 a 93,4 sui minimi dallo scorso marzo- Le valutazioni riflettono un peggioramento dei giudizi sull'andamento corrente delle vendite ed un accumulo delle giacenze di magazzino; timidi segnali di ottimismo emergono tuttavia dalle attese sull'evoluzione futura degli affari- Rispetto alla rilevazione precedente, le imprese si dichiarano nuovamente preoccupate riguardo al volume degli ordini e dell'occupazione- Sul fronte dei prezzi, sono valutate in accelerazione le tensioni inflazionistiche correnti, ma in ulteriore rallentamento quelle future- Disaggregando i risultati per tipologia di vendita, la fiducia continua a peggiorare con riferimento alla grande distribuzione, ma migliora guardando invece a quella tradizionale.L'indicatore destagionalizzato scende infatti da 80,0 a 75,1 nella prima e sale da 108,9 a 110,2, nella seconda(Fonte: Comunicato stampa, Inchiesta mensile Isae presso le imprese del commercio al minuto tradizionale e della grande distribuzione - ottobre 2009) Imprese di servizi- Il clima di fiducia, considerato al netto dei fattori stagionali, scende a -7 (da -5 di settembre)- Concorrono al calo dell'indice il peggioramento dei giudizi sugli ordini e quello delle aspettative sull'economia nel suo complesso; migliora, per contro, il saldo sugli ordini attesi-Il peggioramento della fiducia è diffuso a livello settoriale: il clima scende a -14 (da -11) nei servizi alle famiglie, a -11 (da 5) in quelli finanziari e rimane stabile su valori negativi (-4) in quelli alle imprese- Alcune lievi differenze emergono, per contro, a livello territoriale: l'indice cala nel Nord Ovest (a -7, da -6), al Centro (a -13, da -12) e al Sud (a -12, da -4) e recupera nel Nord Est (a -1, da -3), ripartizione in cui prevalgono aspettative favorevoli sulla situazione economica generale- Secondo la consueta indagine trimestrale, nel III trimestre 2009 sale al 61% la percentuale delle imprese che ritiene ostacolata la propria attività (era il 49% nel trimestre precedente)- Anche in questa rilevazione le imprese individuano nell'insufficienza di domanda il principale ostacolo alla loro attività (77% delle risposte); seguono in ordine di importanza gli altri motivi non meglio specificati (25%), i vincoli finanziari (15%) e la scarsità di manodopera (1%)(Fonte: Comunicato stampa, Inchiesta mensile ISAE presso le imprese dei servizi - ottobre 2009) Costruzioni- Secondo l'inchiesta condotta dall'Isae su un panel di circa 500 imprese, a settembre il clima di fiducia, considerato al netto dei fattori stagionali e calcolato in base 2000=100, recupera per il secondo mese consecutivo passando da 73,7 a 77,4 e attestandosi sul valore più elevato dal novembre 2008- Tra le variabili componenti il clima di fiducia si evidenzia un marcato miglioramento nei giudizi sui piani di costruzione mentre rimangono sostanzialmente stabili le prospettive sull'occupazione- Peggiorano però i giudizi sull'attività di costruzione, mentre recuperano le aspettative sui piani di costruzione; il saldo delle previsioni sui prezzi praticati nel settore sale leggermente rimanendo, comunque, su valori storicamente bassi - Sale leggermente il numero di imprese che trova ostacoli limitanti l'attività di costruzione (la relativa percentuale continua a rimanere decisamente superiore a quella di coloro che dichiarano di non trovarne); prevale l'insufficienza di domanda quale ostacolo principale allo svolgimento dell'attività seguita dalle condizioni climatiche sfavorevoli e dalla difficoltà a reperire manodopera- Le previsioni sulla durata dell'attività assicurata, variabile rilevata trimestralmente, espressa in mesi e destagionalizzata, sono improntate ad un lieve ottimismo se confrontate con quelle del trimestre precedente- Il miglioramento dell'indice generale è omogeneo a livello settoriale: sia nell'edilizia (comprendente l'edilizia residenziale e quella non residenziale) sia nel settore dell'ingegneria civile il clima è in miglioramento.(Fonte: Comunicato stampa, Inchiesta mensile ISAE presso le imprese delle costruzioni -settembre 2009)Consumatori- L'indice scende da 113,6 a 111,7 tornando sui valori dello scorso agosto, ancora nettamente al di sopra della media del primo semestre dell'anno- Il deterioramento è più sensibile nel quadro economico personale (l'indice cala da 125,9 a 121,9) e nelle attese per la situazione futura (da 105,9 a 101,6)- In misura relativamente minore diminuiscono anche gli indici relativi al quadro economico generale (da 89,6 a 87,9) e alla situazione futura (da 105,9 a 101,6)- Si deteriorano in particolare le valutazioni sul risparmio, sia circa l'opportunità presente, sia soprattutto, circa le possibilità future. Tornano a deteriorarsi per il secondo mese consecutivo le attese relative al mercato del lavoro- I giudizi sul bilancio familiare si confermano invece favorevoli; migliorano anche le valutazioni sul mercato dei beni durevoli, sia attuali, sia soprattutto, prospettiche- Riguardo ai prezzi, si conferma il rallentamento della dinamica inflazionistica corrente e attesa, che si mantiene in prossimità dei minimi storici- Secondo le domande trimestrali, tuttavia, peggiora il mercato immobiliare, sia per gli acquisti che per la manutenzione straordinaria, e anche quello dell'auto- A livello territoriale la flessione della fiducia è diffusa in maniera non uniforme: più marcata nel Nord Est, di media entità nel Nord Ovest e nel Sud e contenuta nel Centro.(Fonte: Comunicato stampa, Inchiesta mensile ISAE presso i consumatori -ottobre 2009)

FISCO – Crisi: +110% rate a imprese e famiglie


Nei primi 10 mesi Equitalia ha concesso la rateizzazione a oltre 360mila contribuenti
Le rateizzazioni vengono concesse solo alle imprese e alle famiglie che riescono a dimostrare di essere in effettiva difficoltà economica e nei primi 10 mesi dell'anno sono 367800 le pratiche che hanno ottenuto l’approvazione per la rateizzazione del pagamento con un incremento del 110% rispetto alle 174400 pratiche di fine 2008: complessivamente, l'aiuto dato dal fisco solo a chi è in effettiva difficoltà di pagamento, vale 9 miliardi. La classifica delle difficoltà vede in testa Lazio, Campania e Lombardia, ma gli incrementi maggiori sono stati registrati in Sardegna e Basilicata. A tracciare uno spaccato della crisi, da una prospettiva fiscale, sono i dati elaborati da Equitalia, la società guidata dal direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera (nella foto), che ha come compito la riscossione coattiva delle imposte.Le statistiche suddivise per regione danno uno spaccato della crisi differenziato su base territoriale. In particolare il Lazio, che aveva 21.603 pratiche di rateizzazione alla fine del 2008, ha visto salire il numero fino a 73.040 casi, con un aumento di 51.437 pratiche (+138%), sorpassando così Campania e Lombardia. La Campania è ora al secondo posto, con 71.288 pratiche di rateizzazione concesse alla fine di ottobre, contro le 21.603 di fino 2008: l'incremento è stato di 48.401 cartelle rateizzate. Al terzo posto la Lombardia che alle 22.138 pratiche di dicembre 2008 ha aggiunto altre 43.767 rateizzazioni, salendo così a quota 65.905. Ma in valori assoluti l'incremento maggiore della concessione di rateizzazioni da parte di Equitalia si registra in Sardegna: la regione passa da 2.641 a 19.069 pratiche, con un incremento del 522% negli ultimi 10 mesi. Segue, con distacco, la Basilicata: qui le pratiche di rateizzazione sono passate dalle 2.012 di fine 2009 alle 7.501 del 31 ottobre, con un aumento percentuale del 173%.

FINANZIARIA - Agricoltura: urgenti le misure anti crisi


Per tutto il mese ci saranno iniziative di mobilitazione su l'intero territorio nazionale
In vista della ripresa della discussione sulla Finanziaria in aula del Senato, Confagricoltura ha ribadito in una nota la necessità di alcuni provvedimenti urgenti che permettano alle aziende agricole di superare la crisi e garantire crescita ed occupazione nelle campagne tra cui l'individuazione della copertura per finanziare il Fondo di Solidarietà Nazionale (250 milioni di euro con portata retroattiva agli anni 2008/2009). Altre richieste sono la conferma delle agevolazioni contributive zone svantaggiate e montane (200 milioni di euro) e la riduzione del cuneo fiscale aree non agevolate Centro e Nord (6 milioni di euro). Confagricoltura chiede altresì l’estensione Tremonti ter alle imprese individuali per gli investimenti in macchinari e attrezzature agricole e il rifinanziamento delle agevolazioni tributarie per riordino fondiario a favore della piccola proprietà contadina. Resta aperta, sottolinea la nota, anche la questione delle accise sul gasolio utilizzato per le coltivazioni sotto serra, per la quale deve essere trovata assolutamente, a breve, una soluzione, dopo la circolare diramata dall’Agenzia delle Dogane e la successiva precisazione del ministero per le Politiche agricole che hanno creato una situazione di estrema confusione. Va poi ripristinata, si legge ancora, la dotazione per finanziare i contratti di filiera: oltre 400 milioni di euro non più disponibili nella dotazione per le aree sottoutilizzate ed essenziali per rilanciare lo sviluppo agricolo sul territorio e finanziare azioni non coperte dai Piani di Sviluppo Rurale. Accanto a questi interventi urgenti, secondo Confagricoltura occorre intervenire sulla sburocratizzazione degli adempimenti e sulla razionalizzazione della spesa pubblica. A partire dal sistema di gestione delle domande Pac e del relativo finanziamento.Per sostenere queste richieste Confagricoltura ha avviato iniziative di mobilitazione sul territorio, coordinate a livello nazionale, che, con modalità diverse, si svolgeranno in tutte le regioni d’Italia, per tutto il mese di novembre.