martedì 23 giugno 2009

IMPRESAMIA.IT-UE - Latte: presto etichetta obbligatoria d'origine?


Coldiretti: combattere la speculazione con la trasparenza dell'informazione
L'etichettatura d'origine obbligatoria per latte, latticini e formaggi può salvare 40mila allevamenti italiani. Infatti, a fronte del calo delle quotazioni del prezzo del latte alla stalla che sta provocando al chiusura degli allevamenti in tutta Europa, l'Italia tra i grandi paesi produttori (Germania, Francia e Spagna) è l'unico dove la Commissione Europea ha rilevato un aumento dei prezzi al consumo per latte e formaggi. Lo rende noto la Coldiretti in una nota spiegando che "il latte italiano prodotto nella 40mila stalle nazionali è un patrimonio che traina l'intero Made in Italy all'estero che può contare anche su ben 35 riconoscimenti europei per i formaggi ai quali viene destinato ben la metà della produzione di latte nazionale - ribadisce la Coldiretti - Una produzione realizzata da oltre 1,8 milioni di vacche da latte in circa 40mila allevamenti che sono messe a rischio dalla insostenibile forbice dei prezzi tra la stalla e lo scaffale che non consente più di coprire i costi". La nota continua sull'importanza dell'etichettatura obbligatoria: "la speculazione sui prezzi si combatte con la trasparenza dell'informazione a partire dall'introduzione dell'obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte a lunga conservazione (UHT), dei latticini e dei formaggi che troppo spesso utilizzano latte sterile, cagliate, polveri e caseinati importati in grandi quantità dall'estero all'insaputa dei consumatori. In Italia in un anno sono arrivati ben 1,3 miliardi di chili di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 130 milioni di chili polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina". Ma "non bisogna perdere tempo - ha affermato Sergio Marini, presidente della Coldiretti (nella foto) - nel dare attuazione all'impegno assunto dal Consiglio europeo la scorsa settimana con il quale si invita la Commissione a presentare un'analisi approfondita del mercato entro i prossimi due mesi, comprese eventuali opzioni per stabilizzare il mercato dei prodotti lattiero-caseari".

IMPRESAMIA.IT-CREDITO - Solo il 22% di prestiti al 90% delle imprese


Il credito bancario va alle grandi aziende che sono anche i peggiori debitori
Le banche erogano il 78% di prestiti e fidi alle grandi imprese che rappresentano solo 10% dei clienti.Lo ha rilevato un'analisi dell'Ufficio Studi della CGIA di Mestre: il 10% dei clienti delle banche, ossia le imprese maggiori, assorbono il 78% del credito erogato. Quelle stesse grandi aziende sono anche responsabili del 77% delle sofferenze bancarie. Insomma, il 90% delle imprese riceve solo il 22% di prestiti e solo nel 23,2% dei casi li ha restituiti fuori tempo. E quel 10% di imprese affidate, le più grandi, sono anche quelle che generano le maggiori sofferenze alle banche. Tanto che il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi (nella foto), ha affermato che "sono quelli che ricevono la quasi totalità dei finanziamenti dalle banche italiane ma anche quelli meno affidabili visto che producono le percentuali di sofferenze più elevate. Un'anomalia tutta italiana che mette in evidenza come il sistema bancario italiano premia i grandi, che hanno un maggiore potere contrattuale, a scapito dei più piccoli. Visto che non di rado a quest'ultimi vengono richiesti rientri in tempi rapidissimi e spesso non giustificati per far fronte alle difficoltà generate dai grandi affidati''. Alla fine dello scorso dicembre, ha rilevato lo studio, i finanziamenti complessivi erogati dalle banche italiane erano 1.304,9 mld di euro. Di questi il 77,9% (in valore assoluto pari a 1.015,9 mld di euro) è stato concesso al 10% degli affidati. Vale a dire alle poche grandi imprese presenti nel Paese. Per contro il restante 22,1% dei clienti delle banche italiane (prevalentemente piccole e medie imprese, lavoratori autonomi e famiglie) hanno ricevuto solo 289 mld di euro (il 22,1% del totale erogato). La quota dei crediti in sofferenza che fanno capo a quel 10% di maggiori affidati ha raggiunto a fine dicembre la media nazionale del 76,8%. Il resto della clientela, ossia il 90%, non ha restituito i prestiti nei tempi stabiliti solo nel 23,2% dei casi. In vetta alla graduatoria si trova Milano dove l'89,2% dei finanziamenti, pari a 263,8 mld di euro è stato destinato alle realtà produttive maggiori. Seguono Roma (86, 5 % con 157,9 miliardi di euro), Bologna (85, 2 % con 47,7 mld di euro) e Biella (81,5% pari a 4,1 mld di euro). Chiude la classifica Taranto con il 53,1% dei prestiti concessi al primo 10% di affidati. Circa le sofferenze che fanno capo ai grandi affidati il totale, allo scorso dicembre, dell'importo totale è stato pari a 40,9 mld di euro, ossia il 76,8% del totale nazionale. Matera (con 86,1%) guida la graduatoria provinciale nazionale. Seguono Biella (85,2%), Pescara (84,2%), Roma (84%) e le altre. Chiude la classifica Pavia col 59,9%.

IMPRESAMIA.IT-LAVORO - Censis: sì a piccola impresa, terziario rischio


Il 20% degli occupati non sono né dipendenti, né completamente autonomi
L'economia italiana poggia sulla grande capacità di tenuta dei piccoli e piccolissimi imprenditori. Sono 4,3 milioni gli imprenditori alla guida di piccole e piccolissime realtà imprenditoriali che non superano la soglia dei 20 addetti, occupano 9,8 milioni di lavoratori e generano un valore aggiunto di 303 miliardi di euro. Garantiscono quindi il 57,6% dell’occupazione nelle imprese manifatturiere e dei servizi, il 44,8% del valore aggiunto prodotto, il 39,2% degli investimenti realizzati. Tra il primo bimestre del 2007 e quello del 2009, a fronte di una contrazione complessiva del 22,5% del volume delle esportazioni italiane, hanno retto meglio le piccolissime imprese (1-9 addetti: -9,5%) e quelle con 10-49 addetti (-13,5%). Tra il primo bimestre del 2008 e quello del 2009 solo il 28,8% delle aziende italiane ha registrato un bilancio positivo sul fronte dell’export, nonostante la cattiva congiuntura, ma tra le piccolissime imprese (con meno di 10 addetti) la quota sale al 33,6% e in quelle con 10-49 addetti al 30,1%. Preoccupa il settore terziario che produce sempre meno occupazione con un numero dei nuovi posti di lavoro creati nel comparto dei servizi è passato da 1 milione 400 mila nel quinquennio 1998-2003 a 735 mila nel quinquennio 2003-2008, riducendosi della metà. Il composito mondo delle attività di servizio alle imprese, della consulenza, della comunicazione, del marketing, da sempre motore di sviluppo del comparto, ha registrato una battuta d’arresto, riducendo di circa un terzo il numero dei nuovi occupati (da 415 mila nel periodo 1998-2003 a 265 mila nel periodo 2003-2008). Nelle attività di servizio avanzato alle imprese la quota dei lavoratori a rischio (a progetto, temporanei, a partita Iva) rappresenta ormai il 22,8% dell’occupazione, il 24,7% nel terziario sociale, il 22,2% nel commercio. Tra le professioni più a rischio ci sono: gli operatori dell’industria dello spettacolo (macchinisti, attrezzisti di scena), tra cui l’incidenza dei lavoratori precari è addirittura dell’85%; istruttori, allenatori, atleti (63,1%); registi, direttori artistici, coreografi, pittori, restauratori (48,5%); ricercatori (45,5%); agenti immobiliari e rappresentanti commerciali (39,5%); annunciatori e presentatori radio e tv, tecnici della produzione televisiva e del mondo della comunicazione (37,8%).Mentre sono 4 milioni 628mila i lavoratori che non sono né dipendenti, né completamente autonomi, ovvero il 20% dell’occupazione complessiva del Paese. Si tratta di un universo costituito da figure professionali estremamente diverse, accomunate dalla condizione di instabilità. Vi rientrano infatti: 2 milioni 323 mila lavoratori dipendenti con contratti a termine (pari al 9,9% degli occupati), tra cui apprendisti e interinali; 370 mila collaboratori a progetto (l’1,6% dell’occupazione); 828 mila partite Iva (il 3,5% dell’occupazione), ovvero consulenti che lavorano per un solo cliente; circa 900 mila semi-professionisti (il 4,3% dell’occupazione), vale a dire autonomi che, pur avendo più di un committente, sono tenuti a rispettare vincoli di orario e di presenza imposti dai clienti presso cui lavorano; 95 mila collaboratori occasionali che lavorano a intermittenza, solo quando si creano opportunità. Nell’anno della crisi, il 2008, il settore del paralavoro ha pagato un prezzo concreto, registrando una perdita netta di 136 mila unità (-2,9%), mentre il lavoro tradizionale, autonomo e dipendente, sostanzialmente teneva. A subire il ridimensionamento più drastico sono stati i lavoratori a partita Iva monocommittenti: quasi 243 mila unità in meno nell’ultimo anno (-22,7%).Inoltre, tra il 2001 e il 2008 il numero di colf e badanti è aumentato da 1 milione 83 mila a 1 milione 484 mila, registrando una crescita del 37%. Dal 2003 al 2007 il numero di famiglie che hanno fatto ricorso a un collaboratore domestico è passato da 1 milione 929 mila a 2 milioni 451 mila (+27%), portando dall’8,7% al 10% la percentuale di famiglie italiane che si avvalgono di questi servizi.(Tratto da "La società solida degli invisibili", un testo elaborato nell’ambito dell’annuale appuntamento di riflessione del Censis)

IMPRESAMIA.IT-CREDITO - Vino: accordo per il finanziamento del magazzino


Una convenzione riservata alle imprese associate
Somme rimborsabili fino a 36 mesi nell'accordo Banca CR Firenze e Consorzio Vino Chianti Classico. La durata del finanziamento è correlata alla natura delle giacenze in invecchiamento e ai tempi di incasso del vino immesso sul mercato mentre i tassi applicati per questo tipo di operazione risultano tra i migliori tra quelli attualmente presenti sul mercato. Il Consorzio Vino Chianti Classico, di cui è presidente Marco Pallanti (nella foto) tutela dal 1924 il vino più noto al mondo e ne valorizza la denominazione, il territorio d'origine, la storia e associa circa 600 fra le più prestigiose aziende vitivinicole della Toscana, di cui circa 350 imbottigliatori, che hanno consentito nel 2008 una produzione di vino Chianti Classico pari a quasi 270mila hl. Il suo marchio, contraddistinto dall'inconfondibile Gallo Nero, garantisce il vero Chianti Classico: autentico, perché l'unico originato dal territorio del Chianti; certificato, perché la sua produzione è controllata dalla vigna alla bottiglia; inimitabile, perché la sua qualità e identità sono protette in Italia e nel mondo. Il territorio di produzione rappresenta uno dei principali distretti agroalimentari a livello nazionale, con un fatturato complessivo stimabile in oltre 500 milioni con una quota dell'attivitàvinicola pari a oltre il 70%. La Banca CR Firenze, fortemente radicata nel territorio in cui opera, rappresenta una realtà in continuo sviluppo e molto attenta all’innovazione e, attraverso Agriventure, la struttura specializzata creata insieme a Intesa Sanpaolo ed esclusivamente dedicata alle imprese della filiera agro-alimentare, vuole con questa nuova iniziativa confermare la propria volontà di sostegno all'economia toscana proponendosi allo stesso tempo come punto di riferimento delle imprese.

IMPRESAMIA.IT-CAMERA - Pmi: Italia dà il via allo Small Business Act


Recepite integralmente le indicazioni suggerite agli Stati Membri dell'Unione Europea
Con Small Business Act, la Ue ha sottolineato l'importanza delle Pmi come creatrici di posti di lavoro. La Commissione Ue ha, quindi, individuato le iniziative essenziali da adottare, sia a livello europeo che degli Stati membri, verso tali realtà produttive, favorendo la creazione di condizioni di concorrenza paritarie per le piccole e medie imprese. Per l'Italia con una mozione di cui è primo firmatario Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl (nella foto), la Camera impegna il Governo a recepire integralmente, per primo in Europa, le indicazioni suggerite agli Stati Membri dell'Unione Europea dallo Small Business Act e a realizzare al più presto gli impegni previsti dalla risoluzione approvata il 5 maggio scorso dalla X Commissione (Attività produttive ) della Camera dei deputati, anche attivando un'organica azione di difesa e di sostegno alle imprese del settore dell'abbigliamento dei territori vocati e ricomprendendo in tali azioni l'osservanza da parte dei beneficiari di impegni diretti alla loro permanenza nei luoghi d'origine, al mantenimento e all'incremento della forza lavoro locale, all'assegnazione di lavori e all'eventuale esternalizzazione di processi produttivi ad imprese appartenenti all'indotto in cui esse operano. Altra disposizione quella di dare immediata esecuzione alle misure urgenti a tutela dell'occupazione, alle disposizioni in favore delle piccole e medie imprese, nonché alle ulteriori norme volte al superamento dell'attuale crisi finanziaria, allo scopo previste dal decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito in legge con modificazioni dall'articolo 1 della legge 9 aprile 2009, n. 33, oltre che di avviare, nei settori e nei distretti in cui operino i "programmi di risanamento e sviluppo", interventi a favore delle reti d'impresa, definendo, anche sul piano normativo, la soggettività giuridica delle reti d'impresa come presupposto per una loro maggiore integrazione economica.La Camera chiede altresì al Governo di intraprendere le occorrenti iniziative affinché sia urgentemente emanato il decreto ministeriale previsto dalla delibera Cipe pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 24 marzo 2009 relativa a criteri e modalità di funzionamento del fondo per il finanziamento degli interventi consentiti dagli orientamenti Ue sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà ead accelerare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese creditrici e a predisporre le misure previste dalla legge per quanto riguarda la certificazione dei crediti suddetti, onde consentirne lo sconto da parte degli istituti di credito, nonché ad adottare tutte le misure operative atte a garantire effettivamente l'applicazione ed il rispetto delle norme sui termini di pagamento dei fornitori. Ma anche a proseguire nell'impegno per garantire la continuità del credito alle imprese, anche attraverso le risorse previste per i confidi.Il Governo dovrà anche perseguire gli obiettivi di tutela delle piccole e medie imprese nel settore manifatturiero anche attraverso l'attivazione di interventi riguardanti: a) la sottoscrizione di accordi con le organizzazioni rappresentative del sistema del credito per la concessione di prestiti temporanei ed a tassi agevolati volti a mantenere in vita le imprese in difficoltà; b) la semplificazione degli adempimenti amministrativi; c) la riduzione dei carichi fiscali (Iva ed imposte sulla produzione) e degli oneri sociali; d) la concessione di una quota significativa di incentivi per gli investimenti diretti alla ricerca e all'innovazione tecnologica delle PMI manifatturiere; e) la riduzione del costo dell'energia, riportandolo sui livelli degli altri Paesi dell'UE, con particolare riferimento ai settori con elevati consumi energetici, come l'industria tessile. Altri interventi previsti sono: emanare al più presto il regolamento di "Impresa in un giorno"; valutare la possibilità di un intervento per la riduzione delle aliquote contributive che pesano sul costo del lavoro delle imprese artigiane; ad accelerare quanto più possibile, d'intesa con le Regioni, la definizione del "Piano casa" e a considerare la possibilità di ridurre la contribuzione Inail per il settore artigiano (1-00184 - Firmatari: Cicchitto, Cota, Iannaccone, Bocchino, Vignali, Cazzola, Moroni, Fava, Simonetti, Raisi, Baldelli, Allasia, Della Vedova, Reguzzoni, Versace, Torazzi, Mazzuca, Cosenza).

IMPRESAMIA.IT-CRISI - Appello al Governo del meccanotesile: siamo soli


Contrazione degli ordini del 40% per il meccanotessile italiano, secondo produttore mondiale
Le imprese meccanotessili ce la mettono tutta, ma occorre che Governo e banche facciano il loro dovere. Così afferma Sandro Salmoiraghi (nella foto), presidente di Acimit, l'Associazione che rappresenta i costruttori italiani di macchine tessili, in una letter aperta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ai ministri Giulio Tremonti e Claudio Scajola per sottolineare la necessità di non lasciare sole le imprese dell'industria delle macchine tessili. In un momento in cui il meccanotessile italiano, secondo produttore mondiale, subisce una contrazione degli ordini del 40%, le aziende sono impegnate a riorganizzarsi per poter giungere al momento della ripresa più competitive, senza disperdere il capitale di conoscenze, umano e tecnologico, che ha contribuito in modo determinante al successo del settore. Nella lettera aperta Acmit chiede al Governo iniziative di carattere economico e legislativo, che siano in grado di traghettare il sistema produttivo italiano dalla crisi alla ripresa. Nel frattempo, però, si deve constatare che il Governo e le banche non stanno aiutando le imprese. Dopo che il Decreto-legge n. 185 ha abolito la commissione di massimo scoperto, gli istituti bancari hanno prontamente introdotto con decisione unilaterale nuove commissioni che di fatto rappresentano costi forse anche piu' alti della commissione stessa. ''In aggiunta agli interessi al tasso debitore su saldi di scoperto per valuta - sottolinea Salmoiraghi- vi è un'ulteriore commissione, tra lo 0,9% e l'1,5% trimestrale, che ora va pagata anche per i fidi richiesti e non utilizzati. Ma anche il Governo ci mette del suo. Nella lettera si legge che il Decreto n. 185, definito ''anticrisi'', non prevede agevolazioni per gli investimenti, come reiteratamente richiesto dalle imprese, ne' modifica, come piu' volte richiesto da Confindustria, la disciplina relativa all'indeducibilita' degli interessi passivi, con il risultato di tassare anche quanto pagato, come interessi, dalle imprese''.

IMPRESAMIA.IT-LAZIO - Crel: economia sana con Pil annuo in crescita


Il rapporto sarà anche la base per il censimento della povertà nel Lazio
Con una crescita annua dell'1,85%, il Pil del Lazio contribuisce per l'11% alla formazione del Pil nazionale. Non solo, il dato del Lazio rappresenta un 70% in più della media delle altre Regioni italiane. Un’economia sana, quindi, come dimostrano i dati del 2008, presentati oggi da Giacomo Troja, presidente del Consiglio Regionale Economia e Lavoro (Crel), che ha illustrato il primo rapporto elaborato proprio dal Crel spiegando come il rapporto sia “la base per impostare politiche di sviluppo dell'economia e dell'occupazione, nonché per dotare il Lazio di un sistema di welfare capace di governare vecchie e nuove povertà". Infatti, il rapporto, coordinato da Carlo Travaglini dell'Università Roma Tre, è molto importante per la Regione che intende lanciare il censimento della povertà, per approntare misure concrete per la lotta alle tante povertà.Dai dati del rapporto Crel emerge la diversa condizione economica e sociale delle cinque province del Lazio: dopo Roma, che contribuisce con oltre l'80% alla formazione del Pil regionale, la provincia più ricca si conferma essere quella di Latina, seguita da Frosinone, Viterbo e Rieti. Inoltre, la provincia pontina è la più giovane dal punto di vista demografico, mentre l'indice di vecchiaia (rapporto tra numero di anziani ogni cento giovani) complessivo del Lazio è del 141%, un po' meno del dato nazionale attestato sul 142,8%.Ben sei i capitoli e gli ambiti sui quali il Crel ha posto l'attenzione: l'economia regionale; popolazione, lavoro e welfare; ambiente il sistema energetico e il sistema dei rifiuti; programmazione e pianificazione; la finanza pubblica regionale; semplificazione amministrativa e tutela del consumatore.“Il rilancio dello sviluppo nella Regione – ha commentato l'assessore all'Economia, Luigi Nieri - passa anche attraverso le politiche messe in atto dalla Giunta per il risanamento ella finanza pubblica, in particolare con il piano di rientro dal deficit della Sanità".In un messaggio inviato da Bruxelles, il presidente del Consiglio Regionale del Lazio Guido Milana, eletto al Parlamento Europeo alle recenti elezioni del 6 e 7 giugno, conferma la validità del rapporto, "con particolare riferimento alla maggiore interazione tra politiche regionali e politiche europee, in un rinnovato rapporto tra Europa e Regioni".

IMPRESAMIA.IT-CAMERA - E' legge dello Stato il decreto Abruzzo


Ricostruzione prima casa, contributo mutui e incentivi per le piccole imprese
Il decreto legge per la ricostruzione dell'Abruzzo diventa legge dello Stato con il via libera da parte dell'Aula della Camera. I voti a favore sono stati 261, i voti contrari 226 e le astensioni 9. L'opposizione ha votato contro il provvedimento che era stato già approvato dal Senato e non sono entrati nel decreto i contributi per la ricostruzione delle case dei non residenti e il rimborso agli enti locali per i mancati introiti dovuti alla sospensione dei pagamenti dei tributi. Confermato anche lo spostamento del G8 all'Aquila.Tra le principali misure ci sono: un contributo del 100% a fondo perduto per la ricostruzione della casa principale; lo Stato potrà subentrare nei mutui di chi ha subito danni dal terremoto fino a un importo di 150mila euro. In contemporanea la proprietà dell'immobile passerà a Fintecna; la realizzazione di moduli abitativi per sistemare i senzatetto e un contributo fino a 10mila euro per la riparazione di danni degli edifici lesionati in modo lieve. Per le imprese ci sono indennizzi per la riparazione e ricostruzione di beni mobili distrutti o danneggiati e per il ripristino delle scorte andate distrutte e per il ristoro di danni derivanti dalla perdita di beni mobili strumentali ed è possibile che arrivino anche sotto forme di zone franche urbane. A partire dal 2010 è istituito un fondo ad hoc per le misure anti-sismiche nelle di 965 milioni di euro fino al 2016 di cui 44 per il primo anno. Dal prossimo luglio inoltre saranno in vigore le nuove norme anti-sismiche per l'edilizia.Viene cancellata quindi la proroga prevista nel 'milleproroghe' che faceva slittare le disposizioni al 30 giugno 2010. Le aree destinatarie del decreto sono gli ambiti territoriali che, sulla base dei rilievi effettuati dalla Protezione civile, risultano essere stati colpiti da una scossa sismica pari o superiore al 6° grado della scala Mercalli, cioè i 49 Comuni del cosiddetto 'cratere' che si trovano in Provincia di L'Aquila, Teramo e Pescara. Inoltre per le esigenze operative della protezione civile e dei vigili del fuoco, viene assicurata una spesa di 1,5 milioni di euro per il 2009 e 8 milioni di euro annui a decorrere dal 2010. A copertura del dl si prevedono 1,152 miliardi di euro per il 2009. Il resto dei finanziamenti è spalmato fino al 2032, mentre a decorrere dal 2033 si prevedono finanziamenti per 2,9 milioni di euro. Ai quali vanno aggiunte altre risorse previste dal decreto, dai Fas alla lotta all'evasione, che non sono però esattamente quantificateInfine, sale a un euro la posta minima per le new-slot, scende invece dall'8 al 4% il prelievo erariale sugli incassi dei giochi con la possibilità però di un graduale aumento in futuro.