giovedì 2 luglio 2009

IMPRESAMIA.IT-CRISI - Italcementi: ripresa Borgo San Dalmazzo nel 2010


Lo stabilimento dava lavoro a circa 100 dipendenti e 150 occupati nell'indotto
Prospettive positive per la ripresa dell'attività industriale Italcementi a Borgo San Dalmazzo. Lo ha annunciato la proprietà stessa. Lo stabilimento, aperto negli anni Cinquanta per la produzione del cemento, è uno dei 18 del gruppo Italcementi presenti in Italia e dava lavoro ad un centinaio di dipendenti diretti, oltre ad altri 150 dell'indotto. Dal dicembre 2008 la produzione è stata sospesa e i lavoratori sono in cassa integrazione ordinaria fino al prossimo mese di agosto. Pur evidenziando i tratti di una crisi internazionale economica grave che coinvolge in modo particolare il mondo dell'edilizia, l'azienda ha annunciato la volontà di riprendere la produzione nel 2010 e di proseguire l'attività industriale a Borgo San Dalmazzo, per quanto consentito dal mercato. A tal fine sarà fondamentale l'utilizzo della cava di Valdieri da cui si estrae il calcare per il quale anche il Comune si è già espresso favorevolmente. “La possibilità di ripresa dell'attività ci permette di guardare con più serenità al futuro dell'azienda - ha commentato Gianna Gancia, presidente della Provincia di Cuneo (nella foto) in coccasione del tavolo tra sindacati, Italcementi e sindaci dei Comuni interessati - Stiamo seguendo con grande attenzione la vicenda Italcementi, così come tutta la crisi economica e occupazionale che colpisce anche le aziende della Granda e alla quale personalmente sto dedicando gran parte del mio tempo. Una prospettiva positiva per lo stabilimento di Borgo San Dalmazzo ci incoraggia a proseguire su questa strada”. I rappresentanti sindacali e dai lavoratori che hanno chiesto ulteriori indicazioni sul piano occupazionale. Il rilancio dell'azienda implicherà il ricorso a un successivo ciclo di cassa integrazione ordinaria fino alla fine dell'anno. Il tavolo di confronto sarà riaggiornato a settembre, dopo l'incontro nazionale dei vertici Italcementi già in calendario per il 29 luglio.

IMPRESAMIA.IT-EXPORT - BredaMenarinibus: commesse per oltre 26 mln


Guarguaglini: competitivi con prodotti all'avanguardia grazie alla ricerca
La società di Finmeccanica si è aggiudicata due importanti contratti in Turchia e Spagna. Nel complesso dovrà fornire 99 autobus di nuova generazione alimentati a metano. "Questi successi – ha dichiarato Pier Francesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica (nella foto) – sono il risultato del rinnovamento avviato da qualche anno in BreadaMenarinibus, che grazie al nuovo gruppo dirigente, ai consistenti investimenti in ricerca e sviluppo e alla revisione dei processi produttivi è riuscita in pochi anni a tornare competitiva sia sul mercato interno che su quello estero, con prodotti all'avanguardia nella loro categoria". Per quanto riguarda la Turchia, BredaMenarinibus ha vinto un contratto del valore di 11,2 milioni di euro per la fornitura al comune di Kocaeli di 45 autobus a gas metano a basso impatto ambientale, climatizzazione, pianale completamente ribassato e rampa di accesso per disabili. Le consegne dei veicoli saranno completate all'inizio del 2010. In Spagna, BredaMenarinibus ha firmato un contratto del valore di 15 milioni di euro per la fornitura alla Empresa Municipal de Transportes de Madrid (EMT) – società che gestisce il trasporto pubblico madrileno con autobus, metro e treni – di 54 autobus. I veicoli sono alimentati a gas metano con bombole in fibra di carbonio di tipo 4, pedana elettrica per l'accesso di disabili su carrozzella o passeggini per bambini e relativa area dedicata, climatizzazione, impianto fonico interno ed impianto Tvcc nei pressi della porta di salita. I veicoli saranno interamente costruiti da BredaMenarinibus, che conta sul supporto di due aziende spagnole.

IMPRESAMIA.IT-SICUREZZA - Fonderie: accordo Inail-Assofond


Frigerio (Assofond): rappresentiamo una realtà produttiva all'avanguardia, moderna e sicura
Un contributo concreto per la tutela della salute dei lavoratori delle fonderie. Infatti l'Inail e l'Assofond ( Associazione nazionale fonderie), l'associazione di rappresentanza delle fonderie italiane, hanno siglato un accordo di collaborazione per favorire la prevenzione e promuovere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e, in particolare, nelle fonderie italiane. L'intesa prevede la sperimentazione e la realizzazione di soluzioni pratiche - su base tecnico/scientifica - che favoriscano nel settore dell'industria fusoria l'avvio di azioni di riduzione degli infortuni. A tal fine è prevista la predisposizione e l'impiego di molteplici strumenti e indicatori, di natura sia qualitativa sia quantitativa. L'obiettivo consiste nell'innescare nuovi ed efficaci meccanismi ''virtuosi'' nel mondo stesso delle imprese, attraverso iniziative progettuali messe in atto dalle infrastrutture, dalla rete e dalle professionalità di Inail e Assofond. ''Si tratta di un accordo importante che risponde in pieno alla mission prioritaria dell'Istituto per la garanzia della tutela integrata del lavoratore - ha affermato il presidente/commissario dell'Inail, Marco Fabio Sartori - Un accordo che, in attuazione di quanto previsto dal nuovo Piano industriale e nel rispetto delle funzioni attribuite dal Testo unico per la sicurezza, cerca di perseguire questa essenziale finalita' attraverso una sinergia stretta del nostro Ente con tutti i soggetti del sistema prevenzionale nazionale, in particolar modo con le parti sociali''. ''Questa intesa con l'Inail rappresenta un ulteriore ampliamento del piano di prevenzione che abbiamo adottato circa un anno fa e al quale ha già aderito, con risultati lusinghieri, il 50% dei nostri associati - ha affermato il presidente di Assofond, Enrico Frigerio - Ci aspettiamo, adesso, di vedere estesa la partecipazione a tutta la platea dei nostri 280 iscritti, nella volontà di dimostrare come il mondo delle fonderie rappresenti una realtà produttiva all'avanguardia, moderna e sicura''.

IMPRESAMIA.IT-IL CASO - Raisi: Fiat chiude sito con record produzione


Il piano del Gruppo Fiat prevede la riorganizzazione dell'attività svolta a Imola
Impegno del Ministero dello Sviluppo economico a seguire il caso e a tutelare l'occupazione. A seguito dell'interrogazione del deputato del Pdl Enzo Raisi (nella foto) sul caso dello stabilimento CNH Case New Holland - un sito di eccellenza per record produttivi di trattori e mietitrebbia - che sarebbe prossimo alla chiusura nonostante le ultime 35 assunzioni siano avvenute il 1° giugno dello scorso, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola ha risposto che il Gruppo Fiat ha comunicato la necessità del trasferimento delle attività svolte presso Imola agli stabilimenti ubicati a Lecce e a San Mauro Torinese e ha confermato, la volontà di definire con le organizzazioni sindacali un piano di gestione delle eccedenze. Pubblichiamo quì di seguito il testo dell'interrogazione a risposta in Commissione (5-01427) A Imola (Bologna) è presente uno stabilimento CNH Case New Holland che è punto di eccellenza del Gruppo, infatti, negli ultimi tre anni - pur essendo il più piccolo sito industriale presente in Italia - ha raggiunto record produttivi senza precedenti che per celebrarli hanno visto alternarsi nello stabilimento i massimi vertici, tra cui Sergio Marchionne, Amministratore Delegato del Gruppo Fiat; nello stesso periodo ai lavoratori è stato richiesto, previo accordo sindacale, il massimo della flessibilità per un maggiore utilizzo degli impianti che ha consentito il raddoppio della forza lavoro (da poco più di 250 unità a quasi 500): infatti, le ultime trentacinque assunzioni sono avvenute il 1° giugno 2008; con l'avvento della crisi economico-finanziaria internazionale il sito imolese è chiuso per cassa integrazione ordinaria da settembre 2008 e alla data del 30 agosto 2009 avrà raggiunto le quarantacinque settimane di cigo (su cinquantadue da utilizzarsi in due anni) senza che sia stato presentato ai lavoratori e ai sindacati alcun piano industriale che possa far sperare in una ripresa produttiva al termine della crisi; le voci circolate nell'imolese darebbero come prossimi alla chiusura: il reparto di assemblaggio delle pale gommate (cd Cwl), in quanto sarebbe stata decisa la fuori produzione dei modelli qui prodotti; il reparto di assemblaggio dei mini-escavatori, in quanto nel sito di Modena si starebbe costruendo una nuova linea per accogliere la produzione di queste macchine finora prodotte a Imola; il reparto di assemblaggio delle terne (cd Tlb), in quanto la produzione delle stesse sarebbe trasferita in parte a Lecce e in parte all'estero a Bel Horizonte (Brasile); sulla trimestrale Fiat e in una lettera di H.D. Boyanovsky si da conto dell'intenzione di ridurre la forza lavoro del 15%; forte le preoccupazione dei lavoratori che il 20 aprile 2009 si sono riuniti in assemblea pubblica manifestando davanti all'ingresso della CNH di Imola:quali iniziative si intendano adottare per salvaguardare l'occupazione e il futuro del sito industriale imolese, anche in considerazione del fatto che lo stabilimento sorge sulle ceneri dell'ex Gruppo Benati fondato nel 1887 da Andrea Benati. Testo della risposta del 30 06.09La CNH nasce dall'unione di due costruttori con marchi riconosciuti a livello mondiale New Holand NV e Case Corporation. È tra i leader mondiali nella produzione di macchine agricole (trattori, mietitrebbia, vendemmiatori eccetera) e di macchine per le costruzioni (escavatori, pale e terne). La crisi economica internazionale sta avendo un forte impatto sui beni durevoli. La domanda ha subito un forte arresto in tutti i settori e in tutte le aree geografiche in cui le imprese si trovano a operare. L'andamento del settore delle macchine agricole e delle macchine per le costruzioni dove, come sopra detto, la CNH opera, ha avuto in Italia una brusca caduta. Anche il mercato mondiale presenta una forte riduzione. Nel primo trimestre, la domanda di trattori e mietitrebbia è scesa rispettivamente del dieci e del 23 per cento. In Europa per entrambi i prodotti, si registra un decremento del 15 per cento. Nello specifico della CNH di Imola, la situazione del mercato non poteva che influire negativamente. Infatti anche in questo stabilimento, i volumi produttivi sono inferiori al 10 per cento di quelli realizzati nel corso dell'anno precedente. L'Amministratore delegato del Gruppo, nel corso di un recente incontro tenutosi recentemente presso la Presidenza del Consiglio sul futuro degli stabilimenti Fiat in Italia, ha anticipato, tra l'altro, il piano di riorganizzazione produttiva della CNH, puntando ai seguenti obiettivi: mantenimento in Italia della presenza di tali attività, disponibilità a definire un piano di gestione delle eccedenze per individuare una ricollocazione dei lavoratori nell'ambito della razionalizzazione delle produzioni. Il Gruppo Fiat ha comunicato a riguardo che sia l'andamento del mercato sia l'alto tasso di dissaturazione degli stabilimenti rende necessaria una profonda riorganizzazione di questo business. Ha, inoltre informato, di un incontro avvenuto il 23 giugno scorso tra le Organizzazioni Sindacali e l'Azienda. In tale riunione quest'ultima ha precisato, che il piano di riorganizzazione comporta il trasferimento delle attività svolte presso Imola agli stabilimenti ubicati a Lecce e a San Mauro Torinese e ha confermato, la volontà di definire con le organizzazioni sindacali un piano di gestione delle eccedenze. Il Ministero del lavoro ha comunicato che allo stato attuale non risultano richieste di CIGS riguardanti la suddetta impresa. Il Ministero dello sviluppo economico seguirà, in modo attento l'evoluzione di questa vicenda, rendendosi disponibile fin da ora ad attivarsi su richiesta delle parti, al fine di affrontare le problematiche emerse, con l'obiettivo di individuare un percorso che consenta di verificare ogni possibile soluzione per il mantenimento, ove possibile, di quest'unità produttiva e per la tutela dell'occupazione.

IMPRESAMIA.IT-UE - Fino a 25mila euro ai disoccupati per nuove imprese


Equiparati i giovani che intendono avviare o sviluppare ulteriormente la propria impresa
Microcrediti alle piccole imprese e ai disoccupati per avviare in proprio una piccola azienda. La Commissione europea ha proposto di istituire un nuovo strumento di microfinanza che avrà una dotazione iniziale di 100 milioni di euro, ma che potrebbero lievitare a più di 500 milioni di euro nell'ambito di un'iniziativa congiunta con istituzio ni finanziarie internazionali, in particolare il gruppo Banca europea per gli investimenti (Bei). "Quest'anno la crisi economica comporterà la perdita di 3,5 milioni di posti di lavoro nell'Ue. La crisi finanziaria ha prosciugato il credito per coloro che desiderano avviare o sviluppare la propria impresa - ha affermato Vladimír Špidla (nella foto), commissario responsabile per l'occupazione e gli affari sociali - Nell'attuale recessione vogliamo offrire l'opportunità di un nuovo inizio ai disoccupati agevolando l'accesso al credito affinché possano creare o sviluppare nuove imprese. E desideriamo anche aiutare le piccole imprese a svilupparsi ulteriormente a dispetto della crisi. Ciò contribuirà a creare nuovi posti di lavoro. L'UE può recare un effettivo valore aggiunto unendo le forze con il gruppo Bei al fine di dare ai cittadini la possibilità di realizzare il loro sogno di imprenditori."I lavoratori che hanno perso il posto di lavoro o quelli che sono a rischio di disoccupazione e intendono creare una propria impresa troveranno un accesso agevolato ai finanziamenti e beneficeranno di misure di sostegno addizionali quali orientamento, formazione e preparazione. Le persone in situazione svantaggiata, compresi i giovani, che intendono avviare o sviluppare ulteriormente la propria impresa fruiranno anch'essi di garanzie e di assistenza nella preparazione di un piano di attività.Un bilancio iniziale di 100 milioni di euro dovrebbe mobilitare finanziamenti per un importo di 500 milioni di euro in cooperazione con istituzioni finanziarie internazionali quali il gruppo Bei. Ciò potrebbe tradursi in circa 45 000 prestiti in un periodo massimo di 8 anni. Inoltre, la possibilità di applicare a questi finanziamenti tassi d'interesse agevolati grazie all'intervento del Fondo sociale europeo faciliterà l'accesso ai finanziamenti.Nell'Unione europea per microcredito si intendono prestiti di valore inferiore a 25 000 euro. Lo strumento ha la vocazione di aiutare le microimprese che danno lavoro a meno di 10 persone (91% di tutte le imprese europee) e le persone disoccupate o inattive che intendono diventare lavoratori autonomi ma non hanno accesso ai tradizionali servizi bancari. Il 99% delle nuove imprese create in Europa sono microimprese o piccole imprese e un terzo di esse è creato da disoccupati.

IMPRESAMIA.IT-PMI - Federlazio: l'opera di risanamento è in corso


Gli sforzi dell’Amministrazione Regionale in questi ultimi 12 mesi non possono essere negati
Presentato a Roma il quarto report dell'Osservatorio Antonio Nori sull'azione del Governo regionale. L'Osservatorio, relativo al periodo giugno 2008 – maggio 2009, ha come obiettivo il monitoraggio periodico delle deliberazioni regionali che riguardano le piccole e medie imprese. Alla conferenza stampa sono intervenuti il presidente della Federlazio, Maurizio Flammini (a destra nella foto) e il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo ( nella foto a sinistra). Di fronte all'attuale crisi economica "diventa improcrastinabile - si legge nel report - l’adozione di provvedimenti, anche straordinari, che consentano alle imprese di tirare il fiato. Perché allora non cominciare a ragionare intorno all’ipotesi, per fare solo un esempio, di sospendere il pagamento delle imposte locali per quelle aziende che, a causa della crisi, chiudano i bilanci in perdita per due esercizi consecutivi? Senza contare che le imprese e i cittadini del Lazio si attendono una riduzione delle aliquote Irpef e Irap, come in passato era stato promesso".La Federlazio si auspica interventi "che rimettano in moto l’economia: intanto facendo partire le opere cantierabili – e in proposito ci viene subito in mente la Roma-Latina, che in tal senso potrebbe veramente dare un significativo impulso all’economia di questo territorio – e poi individuando delle iniziative che possano produrre un effetto volano". Una di queste potrebbe essere la “la rottamazione dei sanitari" per dare una mano al distretto ceramico di Civita Castellana.Altri fronti di intervento sono l'eliminazione degli sprechi e l'utilizzo dei confidi quali strumenti in grado di integrare e di sviluppare ulteriormente l’attività di Banca Impresa Lazio al punto di diventare essi stessi sportelli di BIL sul territorio, proprio in virtù dell’esperienza accumulata e della conoscenza del mondo della Pmi. Per saperne di più vai all'Osservatorio

IMPRESAMIA.IT-UE - Zaia: 27 mln per la distillazione di crisi


Nel Programma nazionale di sostegno anche la vendemmia verde e l'assicurazione del raccolto
La misura, molto attesa da alcune Regioni, sarà attivata già a decorrere dalla campagna in corso. Lo ha comunicato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia (nella foto) spiegando che per la distillazione di crisi sono stati stanziati circa 27 milioni di euro, a valere sui fondi 2008/2009. “Abbiamo inviato alla Commissione Europea a Bruxelles il Programma nazionale di sostegno per il quinquennio 2008/2013. Si tratta di un piano concordato con le Amministrazioni regionali e con i rappresentanti del mondo produttivo - ha detto Zaia - e che presenta altre importanti novità come l’attivazione, a decorrere dalla campagna 2009/2010, della misura della vendemmia verde, una valida alternativa alla distillazione di crisi poiché consente di equilibrare il mercato evitando il verificarsi di eccedenze di prodotto - ha concluso il ministro - e della misura dell’assicurazione del raccolto, strumento idoneo a garantire il reddito dei produttori". Rispetto alle misure già contenute nel programma presentato il 30 giugno 2008, sono state abbassate le soglie minime per la presentazione dei progetti di promozione del vino sui mercati dei Paesi terzi, rispettivamente da 300mila a 200mila euro per i progetti presentati nella seconda e terza annualità e da 500mila a 300mila euro per i progetti presentati a decorrere dalla quarta annualità. Inoltre, per privilegiare le micro, piccole e medie imprese, è consentita la riduzione fino a 100mila euro della soglia minima di accettazione dei progetti presentati dalle imprese così classificabili. Al fine, poi, di agevolare i produttori è consentito, ove disponibili, l’intervento con fondi nazionali e regionali. È stato aumentato il contributo medio per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti portandolo dagli attuali 8.600 euro/ha a 9.500 euro/ha. Analogo incremento è stato previsto nelle Regioni di convergenza dove il contributo medio per ettaro è passato da 9.500 euro per il primo anno a 10.400 per il 2010. E’ stato previsto l’aggiornamento di detti importi negli anni successivi per tener conto del tasso di inflazione programmato ed altri fattori contingenti. Inoltre, in attuazione dell’articolo 10 bis del Reg. CE n. 555/08 l’accesso alla misura, a decorrere dalla campagna 2009/2010 è consentita a tutte le Regioni e Province autonome fatta eccezione per la Regione Liguria per la quale la misura è finanziata con i fondi dello sviluppo rurale. E’ stato deciso di differire di un anno l’attivazione della misura degli investimenti per procedere all’individuazione delle linee di demarcazione con l’analoga misura finanziata con i fondi dello Sviluppo rurale.

IMPRESAMIA.IT-SENATO - Confagricoltura: su Ogm c'è vuoto legislativo


Confagricoltura: su Ogm serve normativa per sperimentazione e coesistenza
Solo gli agricoltori sono penalizzati dalla mancata autorizzazione sugli Ogm. Lo ha sostenuto il componente della giunta di Confagricoltura, Andrea Vergati, in occasione dell’audizione al Senato. "In Italia ancora non esiste alcuna normativa che permetta la sperimentazione in pieno campo e la coesistenza con le colture convenzionali - ha affermato Vergati - e ciò è avvenuto nonostante che sulla sperimentazione si sia già perfezionata da novembre un’intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni".Durante l’indagine conoscitiva del Senato, Confagricoltura ha ricordato che autorevoli scienziati e ricercatori sono dell’avviso che la coesistenza tra coltivazioni convenzionali e transgeniche, sia possibile. “Non si può vietare una nuova tecnologia solo sulla base di una generica valutazione di convenienza economica per il nostro sistema agro-alimentare - ha sostenuto il rappresentante di Confagricoltura - una valutazione, invece, che spetta ai singoli imprenditori, una volta che un’innovazione viene autorizzata”. Malgrado le campagne di sensibilizzazione anti Ogm, in Europa e in Italia già si utilizzano prodotti di queste colture. "Di fatto - ha ricordato il rappresentante di Confagricoltura - il 70% della soia e un quarto del mais prodotti a livello mondiale sono Ogm". E l’Italia importa il 92% di soia e l’11,5% di mais. Quest’anno, peraltro, l’importazione di mais potrebbe aumentare considerevolmente.“Il perdurare del vuoto legislativo e della chiusura alla coltivazione di sementi Ogm, nonché alla sperimentazione, non fermano l’importazione di prodotti transgenici - ha ribadito Vergati - Solo gli agricoltori sono penalizzati da questo stato di cose, poiché non possono competere con i minori costi dei produttori dei Paesi Terzi, e anche europei, dove è ammessa la coltivazione degli Ogm. La situazione venutasi a creare in Italia lascia ancora più perplessi alla luce dei pareri dell’Agenzia della Sicurezza Alimentare Europea (Efsa), che ha più volte ribadito che i prodotti Ogm non presentano pericoli per la salute umana e per l’ambiente”.Il blocco o i vincoli imposti alla ricerca scientifica, impediscono all’Italia di rimanere al passo con gli altri Paesi e di prepararsi ad un ruolo da protagonista nelle sfide che dovranno essere affrontate nei prossimi anni: cibo, acqua, energia.Su questi temi Confagricoltura ha promosso e organizzato, il prossimo 15 luglio, a Roma il convegno “Scienza e agricoltura”, che si soffermerà, in particolare, sul rilancio della ricerca per il settore agricolo.