lunedì 9 novembre 2009

MADE IN ITALY - Brasile: obiettivo 500 mln entro 2010


Urso: con 300 aziende italiane abbiamo una presenza storica in Brasile
Nell'ultimo triennio gli investimenti netti dell'Italia in Brasile hanno registrato un trend crescente: nel 2006 erano 127 milioni di euro, nel 2007 164 milioni, lo scorso anno hanno toccato quota 245 e sono convinto che grazie a questa missione di sistema possiamo raggiungere l'obiettivo di 500 milioni di euro entro il 2010, scalando anche alcune posizioni che ci vedono ora all'undicesimo posto come Paese investitore. Lo ha affermato Adolfo Urso (nella foto), viceministro allo Sviluppo economico con delega al commercio estero, concludendo il seminario sugli investimenti organizzato da Confindustria, Ice e Abi. "Con oltre 300 aziende italiane - ha spiegato Urso - abbiamo una presenza storica della nostra industria in Brasile: dalla Fiat, leader di mercato ed una delle prime 15 aziende del Paese, a Telecom che prevede investimenti di 2,7 miliardi di euro per i prossimi 3 anni che vanno ad aggiungersi ai 9 fino ad ora investiti; come Pirelli che investirà nel Paese nel prossimo biennio 180 milioni di euro o Saipem che ha in essere un contratto di 50 milioni di euro per l'estrazione di metano nel bacino di Santos". La missione di sistema "ha come obiettivo di incrementare gli investimenti - ha aggiunto - soprattutto delle Pmi italiane. Per questo attraverso la Simest abbiamo creato un nuovo strumento finanziario, il fondo di venture capital per l'America Latina a cui possono accedere le nostre Pmi". Inoltre "guardiamo - ha aggiunto ancotra - con estremo interesse anche al Programma di accelerazione alla crescita (Pac) varato dal governo Lula che prevede progetti infrastrutturali per circa 265 miliardi di euro in 3 macro-settori: logistica, energia e infrastruttura sociale e urbana, oltre al settore ferroviario per il collegamento ad alta velocita' tra Rio, San Paolo e Campinas per il quale l'Italia si candida con la sua esperienza".Nel 2008, l'interscambio commerciale tra Italia e Brasile e' stato di 7,2 miliardi di euro, di cui 3,35 miliardi di esportazioni italiane (componentistica auto, meccanica strumentale, prodotti a media tecnologia, settori del Made in Italy e prodotti agroalimentari di qualita') e 3,84 miliardi di importazioni (minerali, prodotti agricoli, cuoio, prodotti siderurgici e carta). Nel 1* semestre 2009 c'e' stata una contrazione di circa il 60% dell'interscambio a causa della crisi economica.

SENATO - Aiuti destinati ai bieticoltori convogliati all'Absi


Rispettare il parere dell'Avvocatura dello Stato e le indicazioni Ue
Il senatore Daniele Bosone del Pd (nella foto) ha rivolto un'interogazione al ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, in merito all'Associazione bieticola saccarifera italiana (Absi) gestore del fondo bieticolo nazionale, a cui sono stati convogliati gli aiuti destinati ai bieticoltori, ricordando che l'Absi è stata riconosciuta, in via legislativa, come un ente privato dotato di pubblici poteri consistenti nella gestione di fondi pubblici e che da tali fondi sono state stornate, a suo tempo, somme per costituire la società Finbieticola SpA con lo scopo di "assumere partecipazioni in società saccarifere già esistenti o (…) da costituire", perseguendo, in ogni caso, finalità legate allo sviluppo del settore bieticolo. Quindi, prosegue il senatore, sono state costituite società a responsabilità limitata con unico socio denominate Finbieticola Bondeno e Finbieticola Casei Gerola il cui oggetto sociale è la lavorazione di biomasse, bieticole e animali, la produzione e distribuzione di biocarburanti e le attività connesse. La costituzione di queste ultime società risulta all'interrogante estranea alla natura pubblica dell'attività svolta da Finbieticola e comunque in contrasto con le finalità pubbliche poste alla base delle disposizioni comunitarie e nazionali che autorizzano la concessione degli aiuti solo a favore dei bieticoltori o dell'industria saccarifera.Inoltre, l'Avvocatura dello Stato, con il parere reso in data 16 ottobre 2009, richiesto dal Ministero della Politiche agricole alimentari e forestali, ha confermato l'esistenza di un vincolo di destinazione al settore bieticolo delle risorse gestite dalla società Finbieticola, risorse finanziarie che, secondo il parere dell'Avvocatura dello Stato devono essere utilizzate a stretto supporto di piani di ristrutturazione degli impianti saccariferi in attività, ovvero da costituire.L'intero settore versa in uno stato di crisi economica che a giudizio dell'interrogante potrebbe essere alleviato con l'impiego dei finanziamenti indicati, impiego che, tra l'altro, è stato negato dai vertici di Finbieticola SpA in occasione delle apposite richieste avanzate dalla Regione Molise per lo stabilimento di Termoli e, a quanto risulta al senatore, anche singoli bieticoltori hanno formalmente avanzato richieste di intervento per evitare l'ulteriore distrazione delle risorse dalle finalità pubbliche come accadrebbe nel caso di un effettivo coinvolgimento di Finbieticola in iniziative consistenti in investimenti finanziari nel settore creditizio assolutamente estranee al comparto bieticolo, così come riportato da alcuni quotidiani. Detto questo il senatore Bosone chiede di sapere quali iniziative il ministro Zaia intenda adottare, con particolare urgenza, per dar seguito al richiamato parere dell'Avvocatura dello Stato in modo da evitare che possano essere esercitate attività in difformità con il regime di aiuti autorizzato dall'Unione europea, finalizzato in primis alla salvaguardia delle attività agricole e degli impianti di trasformazione industriale ad esse connessi e quali azioni abbia intrapreso per recuperare le risorse finanziarie già impegnate e da destinare ai bieticoltori, nel rispetto delle condizioni prescritte a livello comunitario e nazionale.

FOCUS - Imprese: meno costi con uffici più piccoli


Gli standard di suddivisione degli spazi in uso dieci anni fa non corrispondono agli attuali
I costi immobiliari di un'azienda possono arrivare a costituire la seconda voce di spesa in bilancio dopo il personale, sebbene questo tipo di costi sia spesso considerato immutabile per mancanza degli strumenti adatti a poterli valutare, un cambiamento può portare a risultati positivi, concreti, e valutabili in dati economici, indipendentemente dal fatto che la conclusione dello studio di fattibilità porti a prediligere il trasferimento. Oppure a modificare la situazione esistente sul sito esistente. Un ufficio è buono perché funziona e, dopo un'incidenza positiva sulla produttività, può/deve essere anche bello. Ma oggi c'è una considerazione in più da fare.Gli standard spaziali in uso dieci anni fa non corrispondono agli attuali, considerando anche che gli edifici di recente realizzazione garantiscono un'efficienza spaziale decisamente migliore. Con una rapida verifica del rapporto tra spazio occupato e numero dei dipendenti le aziende quindi hanno la possibilità di capire in modo semplice e intuitivo se esistono o meno margini per poter risparmiare. Una “corretta” riconfigurazione permette di ridurre sensibilmente lo spazio necessario, nonché i costi di locazione e di conseguenza di manutenzione. Risparmi che in un'azienda di anche di soli 50/100 dipendenti potrebbero risultare tutt'altro che insignificanti. I nuovi spazi grazie a soluzioni che offrono potenzialità prima inesistenti sono percepiti comunque come ampi e confortevoli dal personale, che spesso non si accorge della riduzione delle aree (…”quando dico che siamo in 100 mq meno di prima, non mi credono”: è un complimento ricevuto da un country Manager da dividere ovviamente con il progettista dell'edificio).La “regola d'oro” in passato di era 20 mq a persona che oggi si possono comodamente trasformare in 15mq in un'organizzazione di circa 100 dipendenti. Al crescere del numero dei dipendenti il valore diminuisce, potendo considerare alcune aree comuni suddivise per un numero maggiore di fruitori, arrivando a un limite di 10/12mq per persona. Queste sono stime, effettuate sull'esperienza e su valutazioni empiriche, trovano un buon riscontro nella realtà. D'altro canto l'obiettivo di questa analisi è quello di far comprendere dove possono esistere margini di miglioramento. Non considerando gli eventuali risparmi legati ai costi di manutenzione di un immobile vecchio e poco efficiente e un miglioramento della produttività aziendale dovuto a un buono space planning, anche soltanto analizzando lo spazio risparmiato è possibile fare un'interessante stima economica delle convenienze in uno spostamento. Nell'ipotesi di un'azienda con 70 dipendenti e considerando di ridurre lo spazio pro capite da 20mq a 15mq, l'abbattimento dei costi dovuto alla sola riduzione spaziale corrisponde al 25%. Nel caso in cui non si vogliano acquistare arredi, optiamo nel calcolo per l'opzione renting (noleggio a lungo termine) il cui valore varia, in modo consistente, secondo la tipologia e degli standard adottati.Il costo una tantum per i lavori di adeguamento dell'immobile alle proprie esigenze può essere stimato, nel caso di un edificio mediamente moderno attualmente sul mercato, in € 5.250 per persona. Tale importo viene quindi recuperato in una media di 4 anni che possono scendere facilmente a 3 con qualche ulteriore considerazione. Va infatti ricordato che l'odierno mercato immobiliare offre veramente tanto, in termini di quantità di opzioni e soprattutto in possibilità di trattative. Nell'attuale situazione di stallo il locatario acquisisce un potere non indifferente da cui trarre condizioni di miglior vantaggio: mesi di free rent o bonus e partecipazioni nell'adeguamento degli immobili da parte delle proprietà sono ormai all'ordine del giorno. Si potrebbe valutare poi di spostarsi in location più periferiche, che sono comunque ben collegate, ottenendo talvolta addirittura più visibilità che in una zona più centrale. Rivalutare l'ambiente di lavoro nella sua totalità può portare anche a operare nuove scelte in termini di ecosostenibilità e risparmio energetico, tecnologie più efficienti, e nuove prospettive di flessibilità, operando anche un miglioramento dell'atmosfera di lavoro in azienda. É importante valutare che un cambiamento, se ben studiato, può portare quindi a molteplici positività, economiche in primo luogo, ma anche ambientali e sociali.

IL CASO - Lazio: biomasse, primo impianto multi-fuel


Frutto di tecnologia italiana e finanziato dalla Regione, si basa sulla filiera corta delle biomasse
E' stato inaugurato, presso l’incubatore Bic Lazio di Colleferro, il primo impianto a microturbina multi-fuel alimentato da biomasse esistente in Italia, con l’obiettivo di sviluppare l’efficienza energetica e valorizzare la filiera agro-energetica locale: realizzato con il supporto economico della Regione Lazio, l'innovativo impianto si colloca nell’ambito della riqualificazione della Valle del Sacco dopo il degrado dovuto all'inquinamento. L'impianto di cogenerazione di energia elettrica e termica, frutto di tecnologia italiana (microturbina Turbec e caldaia Metalfer), servirà e servirà ad alimentare l’incubatore di Colleferro incentivando la filiera corta delle biomasse poiché la piccola dimensione scelta è perfetta per le Pmi italiane e per la taglia media degli appezzamenti agricoli.L’incubatore di Colleferro, attivo sul territorio dal 1999, ha una superficie di circa 3.000 mq e dispone di 8 ambienti (da 75 a 140 mq circa) destinati alle imprese, ciascuno dei quali provvisto di allaccio agli impianti elettrico, telefonico e idrico. Le aziende insediate possono disporre di una sala formazione da venti postazioni e di spazi attrezzati per ospitare convegni ed è stato avviato un servizio sperimentale per la valorizzazione degli scarti da lavorazione di vetroresina, con il quale l’incubatore intende specializzarsi sui temi dell’efficienza energetica e della sostenibilità come opportunità di impresa. "Le energie alternative non sono solo una questione legata alla tutela dell’ambiente - ha sottolineato il presidente di BIC Lazio, Enrico D’Agostino - ma anche una grande opportunità di crescita economica. In linea con quanto dichiarato dall’Unione Europea, credo che sia auspicabile la realizzazione di sistemi che contribuiscano a sviluppare nuova imprenditorialità attraverso l’innovazione tecnologica e la ricerca. L’impianto - ha aggiunto - può essere replicato anche in altri contesti, come ad esempio in aziende agricole, piccole attività industriali ed artigianali. Proprio per questo motivo ritengo che sia fondamentale avviare una efficace azione di formazione per le scuole e per le Pmi presenti sul territorio, per far sì che venga innescato un processo virtuoso di diffusione di queste soluzioni”. Progettato e realizzato da TEP (Tecnologie per l’Energia Pulita), in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università di Tor Vergata, e caratterizzato da una totale flessibilità di alimentazione, l'impianto sarà fondamentale per trasferire alle imprese incubate il concetto di efficienza energetica. La possibilità di adeguarsi alla disponibilità locale di biocombustibili (spesso variabile per quantità e qualità) è infatti da un punto di vista tecnologico basilare per la diffusione di questo tipo di energia. L’impiego dell’energia così prodotta, in un luogo dove le aziende crescono e realizzano nuovi processi produttivi, farà in modo che il concetto di risparmio energetico diventi sin dall’inizio parte integrante di questo percorso di crescita. Si tratta, in definitiva, di una nuova e concreta prova dei vantaggi in termini di risparmio e sostenibilità ambientale che l’energia da biomasse può garantire alle Pmi e alle aree rurali ed industriali del Lazio. Uno degli scopi dell’impianto, a sperimentazione attuata, è proprio quello di progettare altri sistemi di generazione di energia, sulla base di esigenze specifiche: ad esempio, per una impresa che produce carta che abbia molti avanzi di lavorazione, potrebbe essere progettato un impianto che generi energia utilizzando appunto questi scarti. Dal punto di vista tecnico l’impianto di Colleferro ha una potenza di 100 kilowatt e funzionerà con 1.050 tonnellate di biomassa all’anno, l’equivalente di circa 2000 barili di petrolio. Si stima inoltre che l’energia di questo impianto possa contemporaneamente fornire elettricità, riscaldamento e raffrescamento a 33 appartamenti, o soddisfare le necessità di un piccolo insediamento industriale. Inoltre, sono circa 800 le tonnellate di anidride carbonica che ogni anno si eviterà di disperdere nell’ambiente consentendo un notevole risparmio in termini di emissione di CO2: un punto di riferimento nel settore agro-energetico, che diventerà strategico per la Valle dei Latini e per il Lazio. La sede dell’Incubatore sarà dunque un vero e proprio “dimostratore di tecnologia” per la microgenerazione di energia, oltre a diventare un “laboratorio didattico” sul tema dell’efficienza energetica e della generazione distribuita di energia. L’obiettivo è quello di sostenere lo sviluppo di attività imprenditoriali nella filiera agro-energetica, accompagnando e promuovendo l’utilizzo di energie alternative tra le imprese e gli enti locali. "Questa esperienza – ha commentato l’assessore alla Piccola e media impresa Daniele Fichera – costituisce un significativo esempio di concreta integrazione tra politiche di tutela ambientale e politiche di promozione dello sviluppo. Un fronte sul quale insieme con l’assessorato all’Ambiente vogliamo lavorare per verificare la riproponibilità di esperienze analoghe in altri contesti”. Certo, le imprese devono investire in nuove tecnologie lungo la filiera energetica (sviluppo di nuovi business all’interno di programmi di riconversione industriale, di diversificazione o spin-off), operando una riorganizzazione interna (organizzativa, di processo, di gestione delle forniture) volta ad acquisire maggiore efficienza energetica, con conseguente riduzione dei costi, aumento dei posti di lavoro e crescita della propria competitività. “Sono convinta – ha detto l’assessore regionale al Lavoro Alessandra Tibaldi - che la strada intrapresa con questo esempio pratico di creazione di energia pulita vada nella direzione da tutti auspicata di uno sviluppo ecosostenibile. La Green Economy, sia in ambito macroeconomico che nelle buone pratiche locali quale è questa dell’Incubatore di Colleferro, si pone chiaramente come traguardo immediato per procedere nella riconversione industriale di aree dismesse o in crisi. Realizzare in casa propria azioni che possano essere di stimolo e riferimento per il territorio è molto importante. L’Incubatore di imprese, dove nascono idee e muovono i primi passi produzioni alternative destinate a fornire alimento all’innovazione, è un luogo simbolico da cui far partire questo messaggio. Anche attraverso queste iniziative intendiamo favorire l’uscita da questa drammatica crisi economica che colpisce particolarmente il territorio colleferrino e della Valle del Sacco”.

MADE IN ITALY - Marche: nuovo brevetto per calzature


My Walk è un nuovo sistema shock absorber per le calzature
L'innovativo sistema My Walk è nato dalla passione di Luciano Morroni della Ottaviani, azienda marchigiana di Morrovalle, in provincia di Macerata, e proviene da una ricerca di oltre due anni e mezzo che ha visto coinvolte anche le Università di Ancona, Camerino e Chieti: il nuovo sistema, brevettato, per la costruzione di calzature (nella foto) , applicabile a qualsiasi modello dal classico allo sportivo, con fondo in cuoio o in gomma. Il sistema prevede la realizzazione di un’apposita cavità all’interno del tacco dove viene inserita la speciale soletta My Walk, dotata di inserto shock absorber. Completato da un fussbett morbido ed elastico, garantisce un miglior assorbimento di microtraumi e vibrazioni ed un alloggio stabile del tallone, quindi maggior comodità e benessere per tutto il piede. La calzatura così realizzata non solo risulta notevolmente più leggera rispetto alle scarpe tradizionali, ma è anche meno rigida, molto più flessibile e in grado di garantire un comfort prolungato e reale per il piede, per gli arti e per tutto il corpo: quindi, My Walk migliora la postura, attenua il senso di fatica e di pesantezza, assicura elasticità e leggerezza, donando un evidente sollievo dallo stress e dall’affaticamento del calzare quotidiano.La Camera di Commercio di Macerata è stata scelta come sede della presentazione, proprio per voler simboleggiare anche da parte delle istituzioni il sostegno forte verso un’azienda che sceglie di innovare ed investire, pur in un momento difficile come questo. Alla conferenza stampa hanno partecipato, oltre al titolare della Ottaviani e ideatore del brevetto Luciano Morroni, il Presidente della Camera di Commercio di Macerata Giuliano Bianchi, il Presidente della Federazione Nazionale della Moda di Confartigianato Giuseppe Mazzarella, ed il Responsabile Marketing e Comunicazione del progetto My Walk Mario Carlocchia, strategic planner della Map.“La Camera di Commercio – ha affermato il presidente Giuliano Bianchi – è la casa delle imprese, quindi sono orgoglioso di ospitare la presentazione di questo pregevole progetto della Ottaviani. Quando c’è fantasia, intelligenza e ricerca non si finisce mai di innovare e di migliorare il benessere delle persone”. Entusiasta anche Giuseppe Mazzarella che ha sottolineato "ancora una volta è un artigiano l’artefice primo dell’innnovazione: questo non è certamente un caso. Le imprese artigiane - ha aggiunto - sono il primo motore dell’Italia, impegnate tutti i giorni a investire su se stesse con iniziative concrete, e a portare avanti, come in questo caso, il vero Made in Italy”.

L'INTERVENTO - Fai: verso il dialogo con gli agricoltori


Cirone: neonicotinoidi sono una delle cause certe di morìa delle api
Prendiamo ora consapevolezza, come categoria apistica, che la nostra non è e non deve trasformarsi in una battaglia ideologica e strumentale contro il mondo agricolo: più concretamente i dati scientifici oggi disponibili debbono metterci in condizione di aprire un dialogo con i nostri colleghi agricoltori: è con loro che dobbiamo riuscire a trovare, nell’ambito della regola del reciproco rispetto: i neonicotinoidi sono una delle cause certe di morìa delle api. Lo ha dichiarato in un editoriale che qui pubblichiamo per intero, il presidente della Federazione italiana apicoltori, Raffaele Cirone.L’evidenza scientifica che mancava ora c’è: parola di Apenet, o meglio dei ricercatori che in seno a questo progetto di monitoraggio e ricerca hanno documentato e firmato i risultati delle indagini svolte in meno di un anno di lavoro. Partito in sordina, all’inizio del 2009, con una dotazione finanziaria di oltre 2 milioni di euro, bisogna dare atto al gruppo di lavoro coordinato dal CRA-API (l’ex Istituto Nazionale di Apicoltura oggi inquadrato nei ranghi del Mipaaf) di non aver affatto lesinato dati e riscontri puntuali: quanti avevano bisogno di capire da cosa dipendesse la morìa primaverile delle api oggi possono basarsi su una chiara fotografia del fenomeno. In questo primo report ministeriale, salta intanto all’occhio un dato che, già da solo, parla chiaro: nella primavera 2008 (prima della sospensione dei concianti del mais) le segnalazioni di mortalità di alveari sono state 185; tutte concomitanti con la semina. Nello stesso periodo del 2009 (nel corso della sospensione) le segnalazioni sono scese a 3, di cui una non ufficiale; quest’ultime chiaramente dovute a impiego illegale di semi conciati. C’è poi la questione delle “polveri”. I semi conciati, infatti, sottoposti all’azione abrasiva della macchina seminatrice, disperdono micro particelle: i ricercatori hanno dimostrato che i quantitativi sono superiori a quelli dichiarati dal produttore e che le polveri si distinguono in “fini” e “grosse”. Il fatto nuovo, sempre di elevato valore scientifico, è che le polveri grosse sono il 90% del totale e che, fatalmente, queste non vengono intercettate. In sostanza i filtri non funzionano e i principi attivi volano nei paraggi dell’area di semina e rischiano pericolosi fenomeni di deriva. Si definisce, infine, con maggior chiarezza l’inedito fenomeno della guttazione. Si tratta di una rugiada essudata dalle piante in via di sviluppo. I principi attivi dei prodotti concianti passano così dal seme di mais al fusto e poi alle foglie dove si ritrovano in concentrazioni elevate: le api che se ne abbeverano sono destinate a intossicazione, perturbazione sensoriale e morte. L’ape nel suo “esistere”, fatto di meticolosa perlustrazione di tutti gli ambienti circostanti un alveare, sta mettendo dunque in evidenza una criticità di cui l’industria chimica dovrà farsi carico: strade da percorrere ce ne sono, a cominciare dai nuovi metodi di concia.Il ministro Zaia si è fatto intanto carico delle istanze avanzate dal mondo apistico e occorre dargli atto che nel momento in cui ha dovuto decidere se privilegiare gli interessi dei produttori di agrofarmaci e dei loro utilizzatori, ha scelto di dare priorità agli interessi degli apicoltori. Prendiamo ora consapevolezza, come categoria apistica, che la nostra non è e non deve trasformarsi in una battaglia ideologica e strumentale contro il mondo agricolo: più concretamente i dati scientifici oggi disponibili debbono metterci in condizione di aprire un dialogo con i nostri colleghi agricoltori: è con loro che dobbiamo riuscire a trovare, nell’ambito della regola del reciproco rispetto, un punto di equilibrio. Non è facile immaginare un percorso… ma è universalmente chiaro che, affinché l’agricoltura possa essere condotta secondo criteri corretti e sostenibili, è sempre necessario che l’ape sopravviva nelle nostre campagne. Ignorare questa linea di demarcazione significherebbe farsi beffa delle norme vigenti oltre che di una comune regola del buon senso.

AMBIENTE - Ue: norme per il commercio legale del legno


Per l'effetto serra è più negativa la deforestazione delle emissioni dei trasporti
L'Unione europea è contraria al disboscamento illegale e al commercio illecito di legname: proprio in questi giorni, infatti, è all'esame la proposta della Commissione volta a integrare e rafforzare l'attuale quadro politico della Ue e sostenere le iniziative internazionali per combattere le attività illegali di disboscamento, cioè quando il legname è tagliato, trasformato o commercializzato in violazione delle varie normative nazionali. Il disboscamento illegale minaccia la competitività dell'industria della filiera legale di sfruttamento legale delle foreste sia nei Paesi esportatori che nei Paesi importatori e provoca una significativa riduzione delle entrate dei Governi, minaccia lo Stato di diritto e i principi di governance democratica, ostacola lo sviluppo sostenibile in molti paesi in via di sviluppo e contribuisce probabilmente a finanziare conflitti armati. Sono diverse le ragioni alla base di questo fenomeno ma la principale è l'elevata domanda di legname e lo scarso rigore delle norme intese a impedire il commercio di legname tagliato illegalmente. La deforestazione è responsabile di circa il 20% delle emissioni mondiali di gas serra (più del totale mondiale delle emissioni prodotte dal settore dei trasporti) e costituisce una delle principali cause della perdita di biodiversitàa livello globale. Sulla base dei risultati di tale valutazione, la Commissione ha ritenuto che la politica della Ue per combattere il disboscamento illegale e il commercio di legname illegale debba essere rafforzata attraverso un atto normativo, un regolamento che stabilisca gli obblighi per gli operatori che commercializzano legname e prodotti del legno sul mercato comunitario. La proposta è incentrata sulla prima commercializzazione di legname e prodotti del legno (a prescindere dalla loro origine) sul mercato comunitario e fissa gli obblighi degli operatori che commercializzano legname e prodotti del legno su tale mercato: si basa sul principio della dovuta diligenza, che impone agli operatori di mettere in atto un sistema (il sistema della dovuta diligenza) che consente loro di minimizzare il rischio di commercializzare sul mercato comunitario legname e prodotti del legno di provenienza illegale. Le misure proposte hanno l'obiettivo di funzionare da deterrente, per indurre gli operatori a non commercializzare sul mercato comunitario legname e prodotti del legno senza avere una ragionevole sicurezza della loro provenienza legale e fornendo così un contributo alle iniziative mondiali per contrastare il disboscamento illegale. Inoltre, garantiscono ai consumatori che, acquistando legname e prodotti del legno, non contribuiscono al problema del disboscamento illegale e della commercializzazione del legno così ottenuto.I principi guida del regolamento proposto sono l'efficacia e la chiarezza in termini di obblighi legali. Ulteriori dettagli saranno definiti nelle modalità di applicazione allo scopo di facilitarne l'attuazione, in particolare per quanto riguarda l'individuazione dei criteri per determinare la presenza di un rischio elevato o ridotto che siano commercializzati sul mercato comunitario legname e prodotti del legno di provenienza illegale. Nel definire le modalità di applicazione verranno rispettati i principi della necessità di non gravare gli operatori di oneri inutili, il rispetto di un equilibrio costi-benefici per gli operatori interessati dal presente regolamento, l'esigenza di garantire la necessaria flessibilità nell'applicazione delle modalità di applicazione e di facilitare l'adeguamento ai requisiti del regolamento da parte dei piccoli operatori.

DOSSIER - Isae: imprese e consumatori fiducia diversa


A ottobre cresce la ficucia delle imprese manifatturiere mentre si arresta quella dei consumatori
Cresce la fiducia delle imprese manifatturiere, mentre peggiora la fiducia della grande distribuzione e delle imprese di servizi, in recupreo l'indicatore nel settore delle costruzioni, mentre si arresta nel mese di ottobre il clima di fiducia dei consumatori: questo è quanto rilevato dalle ultime indagini Isae che mostrano un quadro disomogeneo per quanto riguarda la fiducia sia tra i consumatori sia tra i vari settori produttivi. Ecco in sintesi i dati.Imprese manifatturiere- L'indice considerato al netto dei fattori stagionali si attesta ad ottobre a 77,1 (da 74,3) recuperando completamente il lieve calo dello scorso mese e portandosi sui valori più elevati dal settembre dello scorso anno- L'aumento è dovuto soprattutto ad un sensibile recupero delle attese di produzione e al decumulo delle scorte di magazzino; risalgono anche lievemente i giudizi sugli ordini- Le imprese sono anche meno pessimiste circa la situazione economica futura del paese e le prospettive dell'occupazione- L'indice cresce in tutti i comparti produttivi ma più marcatamente nei produttori di beni intermedi (75,7 da 72,3) e di consumo (82,7, da 80,5; più caute sono le imprese di beni di investimento (69,5 da 68,8)- Differenze emergono anche a livello territoriale: la crescita è forte nel Nord Ovest (da 74,1 a 79,3) e nel Mezzogiorno (da 77,3 a 79,4) mentre è più lenta nelle regioni del Centro (da 79,5 a 80,2). La fiducia scende leggermente nel Nord Est (da 72,6 a 72,4)- Resta sostanzialmente stabile ad ottobre la quota di imprese che ha dichiarato di non aver ottenuto negli ultimi mesi un finanziamento da parte delle istituzioni finanziarie- Secondo le consuete domande trimestrali, il grado di utilizzo degli impianti industriali sale di un punto nel terzo trimestre, portandosi dal 65,4 al 66,5% mentendosi comunque in prossimità dei minimi storici;- Segni di recupero emergono anche dal lato delle ore lavorate- Le imprese segnalano anche un andamento più favorevole dell'afflusso di nuovi ordinativi e una sostanziale stabilità su bassi livelli della durata di produzione assicurata; anche le aspettative a breve termine delle esportazioni sono relativamente più ottimiste rispetto al passato(Fonte: comunicato stampa, Inchiesta mensile Isae presso le imprese manifatturiere ed estrattive - ottobre 2009)Commercianti e grande distribuzione- L'indicatore sintetico, considerato al netto della componente stagionale, scende da 95,4 a 93,4 sui minimi dallo scorso marzo- Le valutazioni riflettono un peggioramento dei giudizi sull'andamento corrente delle vendite ed un accumulo delle giacenze di magazzino; timidi segnali di ottimismo emergono tuttavia dalle attese sull'evoluzione futura degli affari- Rispetto alla rilevazione precedente, le imprese si dichiarano nuovamente preoccupate riguardo al volume degli ordini e dell'occupazione- Sul fronte dei prezzi, sono valutate in accelerazione le tensioni inflazionistiche correnti, ma in ulteriore rallentamento quelle future- Disaggregando i risultati per tipologia di vendita, la fiducia continua a peggiorare con riferimento alla grande distribuzione, ma migliora guardando invece a quella tradizionale.L'indicatore destagionalizzato scende infatti da 80,0 a 75,1 nella prima e sale da 108,9 a 110,2, nella seconda(Fonte: Comunicato stampa, Inchiesta mensile Isae presso le imprese del commercio al minuto tradizionale e della grande distribuzione - ottobre 2009) Imprese di servizi- Il clima di fiducia, considerato al netto dei fattori stagionali, scende a -7 (da -5 di settembre)- Concorrono al calo dell'indice il peggioramento dei giudizi sugli ordini e quello delle aspettative sull'economia nel suo complesso; migliora, per contro, il saldo sugli ordini attesi-Il peggioramento della fiducia è diffuso a livello settoriale: il clima scende a -14 (da -11) nei servizi alle famiglie, a -11 (da 5) in quelli finanziari e rimane stabile su valori negativi (-4) in quelli alle imprese- Alcune lievi differenze emergono, per contro, a livello territoriale: l'indice cala nel Nord Ovest (a -7, da -6), al Centro (a -13, da -12) e al Sud (a -12, da -4) e recupera nel Nord Est (a -1, da -3), ripartizione in cui prevalgono aspettative favorevoli sulla situazione economica generale- Secondo la consueta indagine trimestrale, nel III trimestre 2009 sale al 61% la percentuale delle imprese che ritiene ostacolata la propria attività (era il 49% nel trimestre precedente)- Anche in questa rilevazione le imprese individuano nell'insufficienza di domanda il principale ostacolo alla loro attività (77% delle risposte); seguono in ordine di importanza gli altri motivi non meglio specificati (25%), i vincoli finanziari (15%) e la scarsità di manodopera (1%)(Fonte: Comunicato stampa, Inchiesta mensile ISAE presso le imprese dei servizi - ottobre 2009) Costruzioni- Secondo l'inchiesta condotta dall'Isae su un panel di circa 500 imprese, a settembre il clima di fiducia, considerato al netto dei fattori stagionali e calcolato in base 2000=100, recupera per il secondo mese consecutivo passando da 73,7 a 77,4 e attestandosi sul valore più elevato dal novembre 2008- Tra le variabili componenti il clima di fiducia si evidenzia un marcato miglioramento nei giudizi sui piani di costruzione mentre rimangono sostanzialmente stabili le prospettive sull'occupazione- Peggiorano però i giudizi sull'attività di costruzione, mentre recuperano le aspettative sui piani di costruzione; il saldo delle previsioni sui prezzi praticati nel settore sale leggermente rimanendo, comunque, su valori storicamente bassi - Sale leggermente il numero di imprese che trova ostacoli limitanti l'attività di costruzione (la relativa percentuale continua a rimanere decisamente superiore a quella di coloro che dichiarano di non trovarne); prevale l'insufficienza di domanda quale ostacolo principale allo svolgimento dell'attività seguita dalle condizioni climatiche sfavorevoli e dalla difficoltà a reperire manodopera- Le previsioni sulla durata dell'attività assicurata, variabile rilevata trimestralmente, espressa in mesi e destagionalizzata, sono improntate ad un lieve ottimismo se confrontate con quelle del trimestre precedente- Il miglioramento dell'indice generale è omogeneo a livello settoriale: sia nell'edilizia (comprendente l'edilizia residenziale e quella non residenziale) sia nel settore dell'ingegneria civile il clima è in miglioramento.(Fonte: Comunicato stampa, Inchiesta mensile ISAE presso le imprese delle costruzioni -settembre 2009)Consumatori- L'indice scende da 113,6 a 111,7 tornando sui valori dello scorso agosto, ancora nettamente al di sopra della media del primo semestre dell'anno- Il deterioramento è più sensibile nel quadro economico personale (l'indice cala da 125,9 a 121,9) e nelle attese per la situazione futura (da 105,9 a 101,6)- In misura relativamente minore diminuiscono anche gli indici relativi al quadro economico generale (da 89,6 a 87,9) e alla situazione futura (da 105,9 a 101,6)- Si deteriorano in particolare le valutazioni sul risparmio, sia circa l'opportunità presente, sia soprattutto, circa le possibilità future. Tornano a deteriorarsi per il secondo mese consecutivo le attese relative al mercato del lavoro- I giudizi sul bilancio familiare si confermano invece favorevoli; migliorano anche le valutazioni sul mercato dei beni durevoli, sia attuali, sia soprattutto, prospettiche- Riguardo ai prezzi, si conferma il rallentamento della dinamica inflazionistica corrente e attesa, che si mantiene in prossimità dei minimi storici- Secondo le domande trimestrali, tuttavia, peggiora il mercato immobiliare, sia per gli acquisti che per la manutenzione straordinaria, e anche quello dell'auto- A livello territoriale la flessione della fiducia è diffusa in maniera non uniforme: più marcata nel Nord Est, di media entità nel Nord Ovest e nel Sud e contenuta nel Centro.(Fonte: Comunicato stampa, Inchiesta mensile ISAE presso i consumatori -ottobre 2009)

FISCO – Crisi: +110% rate a imprese e famiglie


Nei primi 10 mesi Equitalia ha concesso la rateizzazione a oltre 360mila contribuenti
Le rateizzazioni vengono concesse solo alle imprese e alle famiglie che riescono a dimostrare di essere in effettiva difficoltà economica e nei primi 10 mesi dell'anno sono 367800 le pratiche che hanno ottenuto l’approvazione per la rateizzazione del pagamento con un incremento del 110% rispetto alle 174400 pratiche di fine 2008: complessivamente, l'aiuto dato dal fisco solo a chi è in effettiva difficoltà di pagamento, vale 9 miliardi. La classifica delle difficoltà vede in testa Lazio, Campania e Lombardia, ma gli incrementi maggiori sono stati registrati in Sardegna e Basilicata. A tracciare uno spaccato della crisi, da una prospettiva fiscale, sono i dati elaborati da Equitalia, la società guidata dal direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera (nella foto), che ha come compito la riscossione coattiva delle imposte.Le statistiche suddivise per regione danno uno spaccato della crisi differenziato su base territoriale. In particolare il Lazio, che aveva 21.603 pratiche di rateizzazione alla fine del 2008, ha visto salire il numero fino a 73.040 casi, con un aumento di 51.437 pratiche (+138%), sorpassando così Campania e Lombardia. La Campania è ora al secondo posto, con 71.288 pratiche di rateizzazione concesse alla fine di ottobre, contro le 21.603 di fino 2008: l'incremento è stato di 48.401 cartelle rateizzate. Al terzo posto la Lombardia che alle 22.138 pratiche di dicembre 2008 ha aggiunto altre 43.767 rateizzazioni, salendo così a quota 65.905. Ma in valori assoluti l'incremento maggiore della concessione di rateizzazioni da parte di Equitalia si registra in Sardegna: la regione passa da 2.641 a 19.069 pratiche, con un incremento del 522% negli ultimi 10 mesi. Segue, con distacco, la Basilicata: qui le pratiche di rateizzazione sono passate dalle 2.012 di fine 2009 alle 7.501 del 31 ottobre, con un aumento percentuale del 173%.

FINANZIARIA - Agricoltura: urgenti le misure anti crisi


Per tutto il mese ci saranno iniziative di mobilitazione su l'intero territorio nazionale
In vista della ripresa della discussione sulla Finanziaria in aula del Senato, Confagricoltura ha ribadito in una nota la necessità di alcuni provvedimenti urgenti che permettano alle aziende agricole di superare la crisi e garantire crescita ed occupazione nelle campagne tra cui l'individuazione della copertura per finanziare il Fondo di Solidarietà Nazionale (250 milioni di euro con portata retroattiva agli anni 2008/2009). Altre richieste sono la conferma delle agevolazioni contributive zone svantaggiate e montane (200 milioni di euro) e la riduzione del cuneo fiscale aree non agevolate Centro e Nord (6 milioni di euro). Confagricoltura chiede altresì l’estensione Tremonti ter alle imprese individuali per gli investimenti in macchinari e attrezzature agricole e il rifinanziamento delle agevolazioni tributarie per riordino fondiario a favore della piccola proprietà contadina. Resta aperta, sottolinea la nota, anche la questione delle accise sul gasolio utilizzato per le coltivazioni sotto serra, per la quale deve essere trovata assolutamente, a breve, una soluzione, dopo la circolare diramata dall’Agenzia delle Dogane e la successiva precisazione del ministero per le Politiche agricole che hanno creato una situazione di estrema confusione. Va poi ripristinata, si legge ancora, la dotazione per finanziare i contratti di filiera: oltre 400 milioni di euro non più disponibili nella dotazione per le aree sottoutilizzate ed essenziali per rilanciare lo sviluppo agricolo sul territorio e finanziare azioni non coperte dai Piani di Sviluppo Rurale. Accanto a questi interventi urgenti, secondo Confagricoltura occorre intervenire sulla sburocratizzazione degli adempimenti e sulla razionalizzazione della spesa pubblica. A partire dal sistema di gestione delle domande Pac e del relativo finanziamento.Per sostenere queste richieste Confagricoltura ha avviato iniziative di mobilitazione sul territorio, coordinate a livello nazionale, che, con modalità diverse, si svolgeranno in tutte le regioni d’Italia, per tutto il mese di novembre.