martedì 7 luglio 2009

IMPRESAMIA.IT-MADE IN ITALY - A Matera in nome del pane


Una fetta di pane come simbolo del progetto le Terre del Pane
Ci sono 31 buoni motivi per visitare la provincia di Matera facendosi guidare dalla genuinità e dalla fragranza del buon pane Matera Igp. Stiamo parlando dei 31 Comuni del Materano coinvolti dalla Camera di commercio di Matera nel progetto "Le Terre del Pane" che coinvolge in primo luogo ben 20 panificatori di Matera e provincia, e tra di essi i soci del Consorzio per la valorizzazione del Pane di Matera Igp. Un viaggio del gusto assaporando la fragranza del pane e di altri sapori dei prodotti da forno come focacce e biscotti. L'inizaitiva, presentata dal presidente della Camera di commercio, Angelo Tortorelli, e dal vicepresidente e consigliere delegato al progetto, Rosa Gentile, prevede forni aperti, sagre ed eventi culturali per invogliare i turisti non solo a sedersi a tavola per gustare pane e altri prodotti tipici, ma anche a visitare centri storici, abbazie, castelli, musei, oasi e percorsi naturalistici. " Ritengo - ha dichiarato il presidente della Camera di commercio, Angelo Tortorelli - che lo sforzo progettuale comune dei panificatori possa portare valore aggiunto oltre che allo stesso settore, anche alle economie dei nostri centri lungo un percorso ideale che lega centri marini a quelli collinari e montani. E questo è di stimolo sia agli enti locali, alle imprese che alle associazioni impegnate nella valorizzazione turistica - ha spiegato Tortorelli - fare sistema, concordare un percorso particolare come quello delle Terre del Pane, significa utilizzare al meglio le risorse e stimolare l’economia’’. L'iniziativa è stata supportata dalla realizzazione di una prima tiratura di 50 mila copie della brochure "Le Terre del Pane. Briciole per i viaggiatori. Alla scoperta dei sapori del pane della provincia di Matera", realizzato dall'Azienda speciale Cesp in collaborazione con il Consorzio pane di Matera. Simbolo del progetto è una fetta di pane localizza su una cartina della provincia di Matera e una spiga di grano. La pubblicazione è corredata da informazione sulle diverse tipologie di pane, sui toponimi locali e sui punti di produzione e vendita in ciascun Comune. Sono state contattate 120 aziende, con una adesione di 27 comuni (in due piccoli centri non si panifica affatto, mentre altri due non lo hanno fatto per motivi organizzativi). Un ampio servizio sulla provincia di Matera e sulle Terre del Pane uscirà sul prossimo numero della rivista "Ulisse" di Alitalia e a breve sarà attivato un punto espositivo e informativo presso l'Antiquarium di Metaponto.

IMPRESAMIA.IT-WELFARE - Al via i campi della legalità


Per diffondere una cultura fondata sulla legalità e sul senso civico
Undici campi per diffondere la cultura della legalità e del senso civico contrapposta a quella della violenza, del privilegio e del ricatto. I campi della legalità che aderiscono alla campagna "E!State liberi" oltre che ai lavori nei terreni, insieme agli operatori delle cooperative e delle associazioni, prevedono sessioni di studio e informazione sulle tematiche della lotta alle mafie. All'iniziativa parteciperanno circa 2000 volontari provenienti da tutta Italia e di tutte le età che scelgono di fare un'esperienza di lavoro e di formazione civile sui terreni confiscati alle mafie e gestiti dalle cooperative sociali di Libera Terra. Segno questo, di una volontà diffusa tra i giovani di essere in "prima linea" e di voler tradurre questo impegno in una azione concreta di responsabilità e di condivisione. L'obiettivo principale dei campi di lavoro sulle terre confiscate alle mafie è quello di diffondere una cultura fondata sulla legalità e sul senso civico che possa efficacemente contrapporsi alla cultura della violenza, del privilegio e del ricatto. Si dimostra così che è possibile ricostruire una realtà sociale ed economica fondata sulla pratica della cittadinanza attiva e della solidarietà. I campi, oltre che ai lavori nei terreni, insieme agli operatori delle cooperative e delle associazioni, prevedono sessioni di studio e informazione sulle tematiche della lotta alle mafie. L'esperienza dei campi di lavoro ha tre momenti di attività diversificate: il lavoro agricolo o attività di risistemazione del bene, lo studio e l'incontro con il territorio per uno scambio interculturale. E!state Liberi a livello nazionale si realizza attraverso la sinergia e il protagonismo di Arci, Legambiente, Pax Christi, Agesci, Cngei, i coordinamenti territoriali di Libera, le cooperative sociali e le associazioni che aderiscono al progetto Libera Terra e che gestiscono i beni confiscati alle mafie. Quest'anno il progetto realizza anche grazie al contributo di: Ministero della Gioventù, Coop Adriatica, Coop Estense, Coop consumatori nord-est, fondazione Unipolis e fondazione Banca Etica. La giornata tipo del capo di lavoro antimafia sarà quindi suddivisa: la mattina attività lavorativa sui campi e/o di risistemazione dei beni confiscati. Il pomeriggio ci saranno attività formative per concludere la sera con iniziative di animazione territoriale e socialità con il coinvolgimento delle comunità locali. Maggiori informazioni disponibili sul sito www.libera.it.

IMPRESAMIA.IT-BANCHE - Comitas: rimborso massimo scoperto


Lo consente una sentenza della Corte di Cassazione emessa nel 2006
In soli due mesi Comitas fa richiesta di rimborso agli istituti di credito per oltre un milione di euro. Prosegue l’azione legale che vede Comitas, l'Associazione nata per tutelare le piccole imprese parallelamente al Codacons che tutela i consumatori, in prima linea contro le banche sulla base della clamorosa sentenza numero 870 emessa dalla Cassazione nel 2006, secondo cui la commissione di massimo scoperto rappresenta “...la remunerazione accordata alla banca per la messa a disposizione dei fondi a favore del correntista...”.Per anni le banche hanno addebitato illegittimamente e a danno dei correntisti la commissione di massimo scoperto sui fidi concessi; un addebito avvenuto in aggravio agli interessi sulle somme utilizzate, invece che sulle somme non utilizzate.In soli sessanta giorni, su 90 estratti-conto esaminati 80 sono risultati impugnabili e sono partite richieste di rimborso nei confronti delle banche per una cifra che si attesta intorno al milione di euro. Le adesioni sono diverse centinaia e l'azione si prevede possa avere risvolti eclatanti. Alla cms si aggiungono casi eclatanti di anatocismo, cioè di interessi su interessi.“Sono numerose – spiega il Comitas in una nota – le prepotenze compiute subdolamente dagli istituti di credito ai danni dei correntisti; la poca chiarezza degli estratti conto, le modifiche non formalizzate e gli addebiti non previsti sono solo alcune di queste prepotenze dalle quali ci proponiamo di difendere i nostri iscritti, aiutandoli ad orientarsi nella giungla insidiosa delle attività bancarie.I nostri professionisti – prosegue la nota dell'associazione – sono pronti a metterete in evidenza i diritti negati, soprusi perpetrati e ad avviare azioni legali di recupero. Invitiamo, dunque, i sempre più penalizzati rappresentanti della micro-piccola-media impresa a rivolgersi al Comitas e a contrastare insieme a noi quella che ormai è una radicata tendenza di subordinazione nei confronti delle banche; riavere quanto illegittimamente addebitato è un vostro diritto”.

IMPRESAMIA.IT-IMPRESE - IT: Cloud Computing, ultima frontiera per business


Cloud Computing si annuncia come la più grande trasformazione dietro l’angolo
E’ un mercato agli inizi ma con alto potenziale di crescita con requisiti per diventare una grande trasformazione per le imprese. E' il Cloud Computing, il nuovo paradigma che promette di essere la soluzione a molti problemi di utilizzo dell’IT in azienda che impatterà anche sul business. A studiarlo è stata Nextvalue, società di managing consulting e di ricerca applicata, attraverso la ricerca “ Cloud Computing, SaaS, Virtualization: L’impresa crea valore scalando la commodity dell’IT” che ha l'obiettivo di fare il punto su ciò che Cloud Computing è e diventerà a breve nel mercato italiano, su come è stato accolto dalle grandi organizzazioni, analizzando le ragioni che spingono le aziende ad adottarlo e disegnando un quadro dettagliato sulle aspettative, i ritorni attesi e i meccanismi decisionali all’interno delle aziende. “I risultati della nostra ricerca - ha dichiarato Alfredo Gatti (nella foto) - confermano che sia giunto per il settore IT il momentum,in quanto siamo di fronte ad un potenziale grande cambiamento. La necessità di contenere i costi sta aprendo nuove prospettive all’IT, e ciò che mi convince del Cloud Computing è la sua capacità di creare nuove ragioni di valore, siano esse originate da costi, di ordine di grandezza, più bassi o dal time-to-market estremamente più veloce. La ricerca - ha illustrato Gatti - convalida che il mercato è ancora agli inizi ma ha un alto potenziale di crescita. Per evitare aspettative irrealistiche e disillusioni bisogna affrontare la situazione con molto pragmatismo partendo da ciò che oggi è il Cloud Computing, tenendo d’occhio un futuro che a noi sembra veramente molto prossimo.”La ricerca parte con un capitolo dedicato alla relazione tra Cloud Computing e Virtualizzazione, due facce della stessa medaglia. Se la Virtualizzazione difatti potrebbe sembrare un’azione a forte connotazione tattica e strettamente connessa alla riduzione dei costi IT, nella realtà ha un forte impatto sull’architettura e sul modo di funzionare dell’intera IT ed è parte di una strategia complessiva di medio-lungo termine, mentre il Cloud Computing si annuncia come la più grande trasformazione dietro l’angolo, che avrà un impatto deciso su Business e IT e sul rapporto essi. La prima parte della ricerca individua le tecnologie ritenute strategiche per l’impresa: senza sorprese, la Virtualizzazione “stacca” sulle altre tecnologie e viene citata dal 66% degli intervistati, mentre il Cloud Computing viene considerato dal 56% degli intervistati come una forma estrema di Virtualizzazione. Il 34% del Panel sarà impegnato o è in procinto di sviluppare progetti di Cloud Computing nei prossimi 12 mesi. Il cuore della ricerca è la previsione d’investimento che le aziende intervistate intendono sostenere nei prossimi 12 mesi. Dall’incrocio del dato d’intenzione e della priorità d’investimento, emerge che la Virtualizzazione dei server si colloca nel quadrante “alto potenziale” della matrice di attrattività, mentre tutti gli altri elementi alla base del Cloud Computing si posizionano nel quadrante “nicchia”. Tra coloro che nei prossimi 12 mesi effettueranno investimenti in Cloud Computing, il 27,8% pensa di dedicare a questi progetti una quota pari almeno al 10% del proprio budget IT.La survey prosegue indicando i valori di percezione della maturità del Cloud Computing: il 28% ritiene che questa tecnologia sia sufficientemente pronta. Inoltre il 20% degli intervistati sono coloro che presumibilmente daranno maggiori soddisfazioni ai Vendor, avendo dichiarato che il Cloud Computing avrà ampi sbocchi nell’ambito della gestione delle applicazioni aziendali. Le figure professionali che ne sponsorizzeranno la diffusione saranno proprio i CIO e i Direttori dei Sistemi Informativi, come indicato dal 73% del Panel. Il 68% dei rispondenti del Panel, ritiene opportuno l’investimento in Cloud Computing perché fa leva sulla riduzione dei costi. L’80% dichiara che il vantaggio atteso risiederà nei costi variabili correlati a software, infrastrutture e personale. La ricerca si chiude con un’analisi dei principali ostacoli all’implementazione del Cloud Computing: il 60% degli intervistati ritiene che la mancanza di cultura aziendale sia un fattore inibitore significativo per la sua diffusione, mentre è pressante la preoccupazione circa l’immaturità delle tecnologie, citata dal 35% del Panel.Nextvalue si è avvalsa della collaborazione di un Panel autorevole composto da 100 CIO (39% imprese Top con un fatturato di oltre 250 Milioni di Euro e 61% imprese Medio-Grandi con un fatturato tra i 100 e 250 Milioni di Euro) appartenenti a diversi segmenti di mercato (2% Telco e Media, 4% Assicurazioni, 5% Sanità, 6% Banche e Finanza, 7% Logistica e Trasporti, 8% PAL, 16% Utilities, 20% Commercio-Gdo-Retail, 32% Industria).

IMPRESAMIA.IT-ITALIA/CINA - Nove firme per nove accordi


Berlusconi: più presenza nei mercati esteri per tirarci fuori dalla crisi
Cooperazione nei settori economia, commercio, turismo, cultura e tutela dell'ambiente. Le firmeranno il presidente cinese Hu Jintao e dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (insieme nella foto). Sul fronte del business c'è grande attesa per l'arrivo di circa 300 aziende cinesi che incontreranno le controparti italiane. I settori interessati vanno dall'hi-tech ai macchinari, dai servizi finanziari all'automotive, dal lusso all'alimentare. L'anno scorso, secondo i dati diffusi dall'ambasciata italiana a Pechino, gli scambi commerciali tra i due paesi hanno toccato quota 38,3 miliardi di dollari, con un incremento del 22% sul 2007. Anche la Fiat sarà fra le imprese che approfitteranno della missione economico-commerciale cinese in Italia con l'obiettivo di aprire una fabbrica in Cina, un'impresa comune con la casa automobilistica cinese Gac.''Questo accordo è una grossa occasione per noi sapendo che il mercato cinese sarà molto importante per il futuro''. Lo ha detto il vicepresidente di Fiat, John Elkann, in riferimento all'impressa siglata dal Lingotto con il produttore cinese Gac. "Dopo la Fiat - ha annunciato il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola - anche Pirelli ha in via di definizione un accordo con la Cina che riguarda il settore della tutela dell'ambiente e la riduzione delle emissioni inquinanti. Il ministro ha, inoltre, ricordato che "nel 2008 l'interscambio è stato pari a 38 miliardi di dollari e l'Italia è il quarto partner commerciale della Cina nell'Unione europea e il quinto Paese dell'Unione per investimenti diretti in Cina". Molto importante anche l'intesa siglata da Genarali che ha rafforzato la presenza in Cina attraverso l'acquisizione del 30% di Guotai e punta ad un mercato da 220 milioni di lavoratori nel business della previdenza complementare.Gli accordi bilaterali Italia-Cina hanno prodotto sino ad oggi circa 38 miliardi di euro di interscambio. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi in conferenza stampa congiunta con il presidente della Repubblica cinese Hu Jintao dopo la firma di numerosi protocolli di intesa tra i due paesi.''Abbiamo firmato numerosi e importanti accordi - ha detto Berlusconi - che portano avanti lo sviluppo di relazioni che hanno avuto un impulso di oltre il 20% quest'anno e veleggiano verso i 38 miliardi di euro''. Naturalmente - ha concluso il premier - ''contiamo di svilupparli in futuro''. A proposito degli accordi, la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha commentato l'importanza del Forum Italia-Cina affermando definendola una "giornata di portata storica. Ci sono qui piu' di 500 imprenditori italiani e ce ne saranno 300 cinesi - ha proseguito la leader degli industriali - Questo è un modo per far sì che i rapporti tra le nostre imprese diventino ancora più profonde, non solo con le esportazioni, ma anche con una serie di joint venture di aziende comuni che verranno avviate in molti settori anche in quelli più promettenti come ricerca, efficienza energetica ed energie rinnovabili". Secondo Marcegaglia questo "rappresenta una grande opportunita' per l'industria italiana. Questo ci potrà aiutare a uscire dalla crisi. Oggi - ha concluso - la Cina è l'unico paese veramente in ripresa nell'economia mondiale". Di contro il Governo di Pechino, come riporta il China Daily commenta la visita del presidente Hu Jintao come "molto attesa" e continua affermando che "ci aspettiamo di rafforzare le relazioni in politica, economia e in campo culturale, oltre che trattare temi internazionali di grande rilievo". Uno di questi temi è senza dubbio quello dei cambiamenti climatici sul quale la Cina ha una posizione che, pur riconoscendo la necessità di una strategia comune da parte della comunità internazionale, si blocca sul concetto che non ci devono essere concessioni a misure che in qualche modo possano danneggiare i paesi emergenti con il pretesto della lotta all'inquinamento. Quindi, un no a una carbon tax per ridurre le emissioni di gas inquinanti.