venerdì 25 settembre 2009

IMPRESAMIA.IT-IL PUNTO - Confagricoltura presenta a Ue piano anticrisi


Vecchioni: cofinanziamento da parte degli Stati membri senza ridurre budget agricolo Ue
Nella giornata conclusiva del Summit organizzato in Sardegna da Confagricoltura per chiedere con forza all’Europa di intervenire per arrestare una crisi dell’agricoltura, che rischia di diventare irreversibile, il presidente nazionale, Federico Vecchioni, ha presentato al Commissario europeo, Mariann Fischer Boel, un programma di lavoro di cinque punti.“Innanzitutto – ha detto Vecchioni – va affrontato con forza il presente ed il futuro della politica agricola comunitaria, che deve essere meglio utilizzata per affrontare le ricorrenti crisi di mercato con meccanismi meno rigidi, strumenti nuovi, accelerando il processo decisionale e cogliendo l’occasione del prossimo, forte, coinvolgimento del Parlamento europeo nel meccanismo del decidere. Nell’ immediato presente – ha proseguito il presidente di Confagricoltura – va istituito un Fondo anticrisi finanziato con risorse comunitarie e cofinanziato dagli Stati membri da affiancare agli strumenti esistenti, che vanno comunque rafforzati. Per il futuro, dopo il 2013, serve la conferma delle risorse europee attualmente destinate al settore agricolo, semplificando e finalizzando gli strumenti alle reali esigenze delle imprese”.Poi la politica nazionale, che, “Deve decollare già oggi - ha sottolineato Vecchioni - la manovra economica ha mortificato le esigenze delle imprese. Urgono provvedimenti per stabilizzare la fiscalizzazione degli oneri previdenziali in aree montane e svantaggiate, del sostegno alle assicurazioni agevolate, quello per l’allargamento delle maglie fondiarie e l’estensione al settore agricolo dei benefici della Tremonti ter. Tutte istanze che abbiamo già rappresentate al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E va ripristinata la dotazione per finanziare i contratti di filiera: oltre 400 milioni di euro essenziali per rilanciare lo sviluppo agricolo sul territorio. Ma ci sono altri momenti non più rinviabili – ha poi aggiunto – come quello di una discussione aperta sulla programmazione degli interventi di sviluppo rurale. La lentezza della spesa ha fatto sì che, a giugno 2009, ci siano circa 800 milioni di euro per anno non spesi sui primi due anni di programmazione. Queste risorse disponibili vanno utilizzate con meccanismi agili e senza lungaggini. In prospettiva crediamo che il secondo pilastro della Pac vada semplificato riducendo gli interventi a tre tipologie, tutte dedicate specificamente agli agricoltori: finanziamento di investimenti aziendali, interventi per le prossime sfide – dalle bioenergie alla lotta al cambiamento climatico, alla innovazione – oltre ad un terzo asse tutto nuovo, che proponiamo sia attivato per finanziare un pagamento diretto di sostenibilità alle imprese che producono e sono sul mercato, che possono dimostrare di avere un certo volume di affari”.Tra i capitoli di massima crisi c’è in cima alla lista quello del latte. “Per settori come quello del latte bovino – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura – agire oggi significa già agire in ritardo. Al di là della politica comunitaria e nazionale siamo convinti che anche le parti possano fare un passo importante: se allevatori e industria chiudono un’intesa su un prezzo soddisfacente per entrambi si può aprire una nuova stagione di competitività per l’Italia in un settore dove la concorrenza estera è sempre più agguerrita. Ma – ha avverte Vecchioni, introducendo l’ultimo punto del programma di indicazioni alla Commissione europea – la crisi non colpisce solo il latte bovino. In Sardegna, per partire dalla terra che ci ospita, l’allevamento ovicaprino conta quasi per la metà della produzione zootecnica ed un quarto della produzione agricola della regione. Ma le difficoltà non mancano, a partire dai costi aziendali in continuo aumento, alle difficoltà del mercato dei formaggi. Anche a questo comparto vanno applicati senza indugio gli strumenti di mercato utilizzati per il latte bovino.Un panorama al limite del drammatico, in cui si inseriscono, purtroppo, tante altre filiere fondamentali per la nostra agricoltura e per le quali bisogna intervenire immediatamente, perché tra qualche mese potrebbe essere troppo tardi e una lunga serie di aziende agricole potrebbero già aver chiuso i battenti.Infine, contando sull’appoggio che il commissario Fischer Boel ha dato al programma di Confagricoltura sul ruolo del settore agricolo nell’abbattimento del CO2, Vecchioni ha indicato una nuova sfida: “Occorre essere consapevoli – ha concluso – che la contabilizzazione dell’assorbimento dei gas serra va affrontata con le imprese agricole, visto che la coltivazione è l’unica attività produttiva che può contribuire positivamente alla questione della lotta all’effetto serra. E’un tema strategico che significa una sola cosa: da oggi i benefici ambientali e la multifunzionalità agricola non sono uno slogan, ma vanno remunerati. Un tema che riteniamo debba far parte a pieno titolo della discussione al vertice di Copenaghen di fine anno”.

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