giovedì 9 luglio 2009

IMPRESAMIA.IT-G8 - Si a documento economia e accordo clima con no di Cina e India


Sì al Global Legal Standard voluto dall'Italia e accordo parziale su riduzione CO2
Approvata la dichiarazione del G8 relativa all'economia globale: no al protezionismo, lavoro e lotta ai paradisi fiscali. Il "Global Legal Standard", il codice di regole globali fortemente sostenuto dalla presidenza italiana di turno del G8, ha tratto spunto dalle dodici tavole stilate dall'Ocse assieme al lavoro dei tecnici dell'Economia. Per quanto riguarda il clima, per la prima volta i maggiori Paesi industrializzati e quelli emergenti riconoscono la necessità di contenere entro i due gradi centigradi il surriscaldamento del pianeta. Ma Cina e India non hanno voluto indicare l'obiettivo di un taglio del 50% delle emissioni di C02 entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. Un obiettivo quest'ultimo per il quale si erano molto battuti Usa e Ue. I leader degli Otto hanno intanto sottoscritto una dichiarazione con cui si impegnano a raggiungere un accordo complessivo e ambizioso alla conferenza Onu sul clima in programma a dicembre a Copenaghen. "Intendiamo garantire la nostra prosperità presente e futura assumendo la guida nella lotta contro i cambiamenti climatici", si legge nel documento. "Facciamo appello agli altri Paesi industrializzati e alle economie emergenti affinché si impegnino attivamente in linea con il principio delle responsabilità comuni e differenziate, e sulla base delle rispettive capacita'". Nel documento, approvato anche dai Paesi del Mef (gli Otto più Australia, Brasile, Cina, Corea del sud, India, Indonesia, Messico e Sudafrica) e la Danimarca (per il ruolo di presidente della conferenza), si riconosce "l'opinione scientifica secondo la quale l'incremento della temperatura media globale al di sopra dei livelli pre-industriali non dovrebbe eccedere i due gradi centigradi". E' la prima volta che i Paesi industrializzati e quelli emergenti fanno proprie le opinioni scientifiche del gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell'Onu (Iccp). Riguardo al mancato accordo sul taglio del 50% delle emissioni di CO2 entro il 2050, il negoziatore indiano, Dinesh Patnaik, ha accusato i Paesi industrializzati di non aver voluto fissare obiettivi di medio termine e di non essersi impegnati a fornire aiuti e tecnologie per la transizione delle economie emergenti verso le energie pulite.

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