lunedì 25 maggio 2009

CRISI - Bagnasco: i lavoratori non sono zavorra



La Cei chiede un fisco più equo e meno licenziamenti sbrigativi

CRISI - Bagnasco: i lavoratori non sono zavorra
La disoccupazione sta arrivando anche nelle zone a più radicata tradizione industriale. Perchè, a volte, le imprese, pressate dalla diminuzione delle commesse,  licenziano in modo sbrigativo. Lo ha affermato Angelo Bagnasco (nella foto) presidente della Cei(Confederazione episcopale italiana - ndr) nella prolusione di apertura dei lavori della 59/ma assemblea generale dei vescovi. "Contraendosi gli ordinativi e le commesse, dalle imprese viene azionata la leva occupazionale - ha denunciato il cardinale - talora in tempi e modi alquanto sbrigativi come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra. Invece - ha aggiunto Bagnasco - proprio il patrimonio di conoscenze e di esperienza garantito dalle persone che lavorano sarà la base realistica da cui ripartire, una volta passato il peggio. Intanto, a patire le maggiori ripercussioni è la fascia dei precari''. E' noto come nell'ultimo decennio i posti di lavoro flessibili avessero fornito un apporto decisivo alla riduzione della disoccupazione, che ora registra un brusco aumento dovuto principalmente alla perdita di posti di lavoro non garantiti. Per questi lavoratori gli ammortizzatori previsti sono davvero modesti. Ma l'incertezza ha da tempo attecchito anche nell'area del lavoro stabilizzato, che sta infatti conoscendo l'inquietudine della cassa integrazione, quando non del licenziamento". Queste "soluzioni - ha affermato il porporato - appesantiscono molto il tessuto sociale, allargando le disuguaglianze e riducendo la serenità di non poche comunità". E il presidente della Cei ha anche sottolineato come dalla crisi non si è affatto usciti malgrado le voci che si ''arrischiano'' a prevedere una ripresa perchè, al contrario, secondo Bagnasco  ''questo pare a noi il momento in cui la crisi tocca in modo più diretto, quasi cruento, la realtà ordinaria delle famiglie per le quali torniamo ad auspicare un fisco più equo''. Dunque è necessario un "fisco più equo", farsi carico della "fascia dei precari" e approntare "ammortizzatori sociali", che fin qui sono stati "davvero modesti". Inoltre, la crisi "sta ora producendo i suoi effetti più deleteri sull'anello più debole della nostra popolazione - ha ribadito ancora - come pure sull'economia già precaria dei Sud del mondo, in cui è previsto un aumento di quasi cento milioni di nuovi poveri. Dalla crisi in corso e dalle minacce che tanto ci angosciano - ha concluso Bagnasco - dobbiamo uscire non con una svalutazione del lavoro, identificato come circostanza casuale e fortuita, ma con la riscoperta del legame imprescindibile dell'uomo con il lavoro".

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