martedì 21 luglio 2009

IMPRESAMIA.IT-FISCO – Partite Iva: una su tre non rientra in studi di settore


Rivolta degli artigiani e delle Pmi contro gli studi di settore
I piccoli imprenditori sono messi a terra dalla Grande Recessione. Le Pmi non riescono a rimanere a galla, stanno affondando, sono soffocate dalla congiuntura economica negativa: le imprese sono senza liquidità e non riescono a ottenere i finanziamenti dalle banche.Con il decreto anticrisi - recentemente convertito il legge - l'esecutivo ha previsto una serie di aiuti per far decollare l'economia e la liquidità delle imprese. La cosiddetta Tremonti-ter (cioè la norma voluta dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti con cui, entro il 2010, è possibile detassare alle aziende gli utili reinvestiti) dovrebbe puntare a questo. Le più colpite dalla crisi sono le aziende piccole e le microimprese - cioè quelle formate da meno di 10 dipendenti - che rappresentano il vero tessuto imprenditoriale ed economico italiano: le microaziende sono circa il 95 per cento del totale delle imprese presenti in Italia (oltre 4,1 milioni di società) e danno lavoro a quasi 8 milioni di lavoratori (il 47,7 per cento degli addetti totali).Queste piccole società, secondo gli studi di settore, dovranno pagare al fisco una cifra sproporzionata, rispetto agli utili 2008.È quanto emerge da uno studio diffuso ieri dalla Cgia di Mestre, l'associazione veneta degli artigiani e delle piccole imprese. Dalla ricerca risulta che su una platea di circa 3,7 milioni partite Iva che sono interessate dagli studi di settore, circa 1 milione e 200 mila attività non risultano essere in linea con le pretese del fisco. La Cgia scrive in una nota che «per l'anno d'imposta 2007, i non congrui e non adeguati erano circa uno su 4, precisamente il 26,3 per cento contro il 33,5 per cento che si ipotizza si registrerà nel 2008». SEGUE CLICCA SUL TITOLO)

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